Rapinatore per disperazione: condannato ma non andrà in carcere

Rapinatore per disperazione: condannato ma non andrà in carcere
PORDENONE - Era un uomo disperato quello che la mattina del 25 luglio 2017 fece irruzione armato di taglierino nell'edicola tabaccheria Numero 8 di via della Ferrovia di...

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PORDENONE - Era un uomo disperato quello che la mattina del 25 luglio 2017 fece irruzione armato di taglierino nell'edicola tabaccheria Numero 8 di via della Ferrovia di Talponedo. Il sangue freddo di titolari e una cliente lo aveva costretto alla fuga. Erano le 6.30 del mattino. Due mesi dopo Andrea Michelizza, 46 anni, di Aviano, fu individuato e sottoposto a perquisizione da parte dei poliziotti della Questura. Confessò, consegnò il taglierino, un giubbotto nero con cappuccio, le scarpe e un cappellino di lana con lo stemma dell'Udinese e la scritta Uefa-Europa League. Ieri l'uomo ha affrontato il processo nell'udienza preliminare del gup Eugenio Pergola (pm Federico Facchin). L'avvocato Luciano Rizzo, che lo difendeva, ha ottenuto l'ammissione al rito abbreviato, così da poter abbattere di un terzo la pena. Michelizza è stato condannato a un anno quattro mesi e 300 euro di multa (pena sospesa) per tentata rapina aggravata dall'uso di un taglierino e dal fatto che si era travisato. Quella mattina arrivò a Talponedo in bicicletta. Aveva passato la notte nella fabbrica in cui lavorava perchè non aveva altro posto dove andare.

 


La crisi economica che aveva travolto il suo settore non gli consentiva uno stipendio fisso e aveva difficoltà a sostenersi. Spinto dalla disperazione decise di rapinare l'edicola, un negozio che aveva aperto solo poche settimane prima. Era presto, la titolare lo notò all'esterno della rivendita con cappellino, occhiali da sole e il volto coperto da una sciarpa bianca. Sembrava intento a leggere manifesti e locandine. Dopo qualche minuto fece irruzione nell'edicola minacciando la titolare e il suo collaboratore con un taglierino. Gettò oltre la cassa un sacchetto di nylon intimando alla donna e al suo collaboratore di riempirlo di soldi. In quel momento entrò una cliente, le mise una mano sulla spalla e le disse di spostarsi. Tutte e tre le vittime rimasero immobili per alcuni lunghissimi secondi. Poi il collaboratore dell'edicolante disse: «Non diamo nulla». Un rifiuto che evidentemente spiazzò Michelizza, che abbandò il suo piano lasciando la borsa di nylon in negozio. Uscì, inforcò la bicicletta che aveva lasciato sulla rastrelliera e si allontanò da Talponedo. Tornò nell'azienda in cui lavorava a Porcia e dove i poliziotti lo rintracciarono un paio di mesi dopo. Le vittime diedero una precisa descrizione degli indumenti indossati dal rapinatore. «Era da solo - avevano riferito agli inquirenti - Aveva una bicicletta e si allontanò di corsa in direzione della zona industriale di Talponedo». Questo particolare aveva subito fatto pensare che a entrare in azione fosse stata una persona che abitava nel territorio comunale di Porcia o poco distante. Si era parlato di un rapinatore improvvisato, anche in considerazione del fatto che aveva scelto un orario in cui le casse dei negozi contengono in genere soltanto pochi spiccioli. Ad aiutare le indagini sono state anche le riprese delle telecamere interne al negozio, che hanno ripreso tutta la scena e hanno permesso agli investigatori di trovare riscontri tra gli indumenti indossati da Michelizza e quelli da lui stesso consegnati spontaneamente durante la perquisizione. C.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino