Bruciano i boschi in montagna Vista auto sospetta: sono i piromani

L'incendio a Costa di Aviano: c'è la mano del piromane
PORDENONE  - In meno di due giorni bruciati quasi 30 ettari di bosco. È impietoso il bilancio dei due incendi che hanno interessato, tra sabato e domenica, due...

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PORDENONE  - In meno di due giorni bruciati quasi 30 ettari di bosco. È impietoso il bilancio dei due incendi che hanno interessato, tra sabato e domenica, due distinte aree tra i comuni di Aviano, Caneva e Cordignano. Divorate dalle fiamme intere superfici adibite a prati arborati, boschi di carpini neri, pini silvestri e frassini e sottoboschi di noccioli. Ma quello che è peggio è che ditro c'è la mano di un piromane. Forse di più piromani. Un'auto sospetta è stata vista  in quelle zone poco prima che prendessero fuoco i focolai.  Le particolari condizioni climatiche - il vento e l’aria particolarmente secca - hanno contribuito ad alimentare le fiamme e a rendere difficoltose le operazioni di spegnimento: tra vigili del fuoco, personale della Protezione civile, del  corpo forestale regionale e delle squadre antincendio volontarie dei comuni di Caneva, Polcenigo e Aviano sono stati impiegati quasi un centinaio di uomini. Utilizzato, in entrambe le circostanze, l’elicottero della protezione civile che ha contribuito a domare il rogo.

ORIGINE DOLOSA
Le indagini, coordinate da Forestale e carabinieri della Compagnia di Sacile, proseguono ininterrottamente. Di una cosa gli inquirenti sembrano essere certi: ad innescare gli incendi sarebbe stata la mano di un piromane, che potrebbe essere lo stesso che ha agito un mese fa tra Budoia e Mezzomonte di Aviano. «In questo periodo – sottolinea Aldo Moschetta, comandante della stazione forestale di Aviano e Budoia – basta davvero poco per appiccare un rogo. È sufficiente un fiammifero, come addirittura il passaggio di una moto con la marmitta incandescente, per distruggere diversi ettari di vegetazione: le fiamme sono in grado di propagarsi rapidissimamente, passando anche una parte all’altra della strada, creando situazioni di pericolo».
Gli incendi boschivi di sabato e domenica, che hanno interessato ampie zone tra Madonna di Monte (sopra Costa di Aviano) e Maloria (tra l’abitato di Stevenà di Caneva e quello di Villa di Villa a Cordignano), pare siano partiti tutti da sentieri o mulattiere. Zone impervie, poiché contrassegnate dalla presenza di spine, rovi e arbusti, non proprio facilmente raggiungibili da mezzi ed operatori che, prima di avere ragione delle fiamme, hanno dovuto lavorare per ore. «La presenza di molta erba secca – evidenzia Moschetta – ha fatto sì che il rogo potesse propagarsi con una velocità impressionante, divorando intere distese di frassini, carpini e noccioli. Fortuna ha voluto che la resina dei pini silvestri non abbia raggiunto le chiome degli arbusti, altrimenti ora saremmo qui a parlare di ben altre situazioni. Ovviamente se il bosco brucia, si spegne la natura e si creano danni incalcolabili. Domenica l’incendio ha lambito i ripetitori militari tra Friuli e Veneto».
I SOSPETTI
Dopo le fiamme la caccia all’uomo. O meglio agli uomini. Perché sarebbero più d’uno i piromani che tra sabato e domenica hanno appiccato tre diversi roghi nelle aree boschive di Aviano, Cordignano e Vittorio Veneto. «È stata segnalata un’auto sospetta con a bordo più persone nei punti in cui sono partiti gli incendi - afferma il sindaco di Cordignano Alessandro Biz -. I carabinieri e la forestale sono già sulle loro tracce: li invito a presentarsi spontaneamente alle forze dell’ordine, sarebbe l’unico modo per alleggerire la loro posizione».
IL RISCHIO
Ci vorranno anni prima che quelle porzioni di bosco ridotte in cenere possano tornare a vivere. Il rischio, però, è che la stessa persona che ha distrutto in due giorni poco meno di 30 ettari di bosco e prati possa nuovamente tornare in azione. La stessa persona che sabato notte, se non fosse stato per la tempestiva segnalazione di una ragazza che stava rincasando, avrebbe incendiato, in località Gleria, nella frazione di Giais di Aviano, altre distese verdi. L’attenzione è altissima, così come la sorveglianza dei territori da parte di carabinieri, forestale e volontari. «Non è mai facile identificare i piromani – ammette il comandante Aldo Moschetta –, ma è anche vero che, oltre alla tecnologia che viene sempre più utilizzata, c’è l’esperienza del personale che, sulla base di specifiche nozioni acquisite nel tempo, è in grado di operare con grandissima professionalità ed efficacia».

Il comandante della stazione forestale di Aviano e Budoia ribadisce come «il fattore più importante, per un’efficace azione di repressione degli incendi boschivi, è la celerità con cui si muove l’intero sistema coordinato dalla centrale Sores di Palmonova. Ecco quindi l’importanza di un sistema rapido di segnalazione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino