TREVISO - Daniele Martorana è socialmente pericoloso e potrebbe ripetere il reato. Per questa ragione il gip Gianluigi Zulian ha deciso che il 23enne, arrestato per aver...
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Sono stato io» ha detto Martorana rispondendo alle domande del giudice. E ha aggiunto: «So di aver sbagliato, quello che ho fatto è una cosa sbagliata. Mi rendo conto del mio comportamento e chiedo scusa». Insomma si è assunto tutta la responsabilità di quello che, secondo gli inquirenti, sarebbe solo l’ultimo di una serie di “attacchi”, una quindicina, sferrati nell’area tra via Cacciatori del Sile, vicolo Fratelli Bandiera e via Pinelli, iniziati nel maggio scorso ma che potrebbero persino risalire al 2013, quando vennero registrati episodi del tutto simili e nella stessa zona. Su quegli altri roghi il giovane non ha detto nulla. Invece ha spiegato le ragioni del gesto di mercoledì notte: «Mi sento preso di mira dai vicini, mi sento di non essere accettato, non piaccio, mi guardano male». Il 23enne si sarebbe insomma voluto vendicare di quello che lui - con un passato che la famiglia dice essere stato contraddistinto da fenomeni di bullismo subìto - ritiene essere un atteggiamento ostile. «Mi dispiace tanto per i miei genitori - ha aggiunto - mia mamma e mio papà hanno fatto tanto per me, per aiutarmi. Hanno fatto di tutto».
Sullo sfondo resta in piedi l’attività investigativa tesa ad accertare se il ragazzo abbia avuto o meno un complice, più precisamente qualcuno, come adombrato dalla famiglia, che possa averlo istigato a compiere i gesti per i quali adesso si ritrova dietro alle sbarre. Il legale di Daniele Martorana, l’avvocato Benedetta Collerone, aveva chiesto come alternativa al carcere la permanenza in una struttura specializzata nel sostegno alle persone con problemi psichiatrici, portando a sostegno della propria richiesta una corposa documentazione medica che accerta il fragile stato di salute mentale del giovane. Che ha iniziato a vedere psicologi e psichiatri privati e pubblici, tanto che in passato è stato preso in carico dal centro di salute mentale dell’Usl, fin dal 2012, quando Daniele ha iniziato a manifestare il suo male interiore, quei problemi diagnosticati come “disturbi della personalità” accompagnati anche da gravi disturbi dell’alimentazione. Tanto che ancora oggi è un 23enne gracile di 45 chili.
a al giudice, considerati anche i tempi ristrettissimi tra l’arresto e l’udienza di convalida di ieri mattina, l’avvocato difensore non ha potuto presentarsi con il nome di una struttura che si rendesse disponibile ad accoglierlo. E così, considerata l’impossibilità degli arresti domiciliari dopo l’ammissione di colpa rispetto agli ultimi due episodi e alla luce della sua pericolosità, per il ragazzo le porte della cella in cui si trova nel penitenziario di Santa Bona sono rimaste chiuse. Per l’avvocato Collerone il giovane è soprattutto una persona «che ha assoluto bisogno di aiuto». Nei prossimi giorni la Collerone potrebbe portare sul tavolo della Procura una integrazione al già corposo fascicolo medico e reiterare la richiesta di fare uscire di galera il ragazzo affinché venga affidato a un centro di cura. Denis Barea Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino