Da piazza San Marco a via Condotti a via Montenapoleone: le vetrine del lusso alleate chiedono aiuto al governo

Piazza San Marco
VENEZIA - L'associazione Piazza San Marco ha dei nuovi alleati nella sua battaglia per chiedere sostegni adeguati al Governo. Li ha trovati negli altri salotti d'Italia,...

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VENEZIA - L'associazione Piazza San Marco ha dei nuovi alleati nella sua battaglia per chiedere sostegni adeguati al Governo. Li ha trovati negli altri salotti d'Italia, deserti ormai da un anno: dal distretto milanese di Monte Napoleone, alla romana via Condotti, fino a Ponte Vecchio a Firenze. Vie del lusso, che attiravano clienti danarosi da mezzo mondo. Vetrine del bello, che vivevano di un turismo che non c'è più. Ora le rispettive associazioni uniranno le loro forze per farsi sentire dai palazzi Romani. Rappresentano aziende che hanno subito cali del fatturato tra il 60 e il 70%. «A Venezia abbiamo avuto anche punte del 90%» annota il presidente dell'associazione Piazza San Marco, Claudio Vernier. Ed ecco la richiesta comune di aiuti specifici, che tengano conto ad esempio anche del peso degli affitti. Ieri i presidenti delle quattro associazioni - con Vernier, Gianni Battistoni per Via Condotti, Guglielmo Miani per MonteNapoleone District, e Giuditta Biscioni per Ponte Vecchio - hanno inviato una lettera comune al presidente del consiglio Draghi e al ministro del turismo Garavaglia.


LA LETTERA
«È necessaria una maggior tutela per gli interessi di un ampio numero di aziende commerciali operanti nei centri storici delle città d'arte, che sono le eccellenze nei settori della moda, del gioiello, e dell'artigianato in genere e un'importante attrazione turistica del Paese» scrivono i quattro. Nella lettera sottolineano come le loro aziende beneficino dei «medesimi flussi turistici» di «attività ricettive e pubblici esercizi», in un sistema di «sinergie vitali». Ora azzerato, o quasi. Basti pensare che il «fatturato dei negozi dipende in media almeno per il 65/70% dagli acquisti dei turisti stranieri - calcolano -, soprattutto da quelli extra europei». Assenti da oltre un anno. Per questo «la pandemia ha reso difficile la sopravvivenza di aziende storiche delle città d'arte che vivono prevalentemente di turismo. Molte aziende hanno già chiuso, altre sono in procinto di chiudere nel perdurare di questa tragica situazione» avverte la lettera, che paragona la crisi di queste attività commerciali a quella degli alberghi. «È forse meno evidente, perché i negozi a differenza degli alberghi sono aperti quando possibile, ma la situazione è forse peggiore perché si seguita a sostenere costi senza avere corrispondenti ricavi».


LA PROPOSTA
Le associano chiedono che per i prossimi sostegni si tenga conto del «calo annuo del fatturato e non mensile, e dei costi fissi annuali, considerato che il recente sostegno rapportato alla perdita di un mese non copre in molti casi neppure una mensilità del canone di locazione, vero tallone d'Achille per la maggior parte delle attività». E il punto di partenza può essere la misura prevista dal «decreto Agosto» che le associazioni chiedono sia «riproposta modificandone i termini, visto che anche quella si è rivelata del tutto insufficiente».


PRIMI SEGNALI


Fin qui la lettera-appello delle associazioni. «Qualcosa, a livello governativo, si comincia a muovere - riferisce Vernier - speriamo che dopo le parole ora seguano i fatti. San Marco, in questi mesi, ha già avuto tante chiusure: Venini, Coupole, Pagan, Arcadia... Servono sostegni concreti al più presto. In questi mesi così difficili aver unito le voci di quattro associazioni, che rappresentano altrettante vetrine del bello in Italia, è un segnale positivo. Abbiamo problematiche comuni, che non possono essere paragonate a quelle di altri. Chiediamo di essere ascoltati». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino