«Ci sono elevati indici di pericolosità» a carico di Felice Maniero, il boss della Mala del Brenta arrestato venerdì a Brescia per maltrattamenti nei...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Non sai con chi ti sei messa, comandavo 500 persone» è una delle minacce che avrebbe rivolto alla donna, 47 anni. L'avrebbe costretta a subire umiliazioni ripetute, obbligandola ad esempio «perché mi hai guardato male», a fare flessioni a terra al grido di «colonnello 100 flessioni». O dicendole «fai come ti ho detto altrimenti ti brucio le borse, cretina». La donna, si legge negli atti dell'inchiesta del pubblico ministero Lorena Ghibaudo «era vittima di violenze fisiche e verbali diventate ormai quotidiane. Temeva le sue reazioni». I
maltrattamenti sarebbero andati avanti dal 2016 e fino al 30 luglio scorso quando la compagna di Felice Maniero ha ottenuto il trasferimento in un comunità protetta. La donna viene ritenuta credibile dagli inquirenti. «Non romanza e le sue descrizioni sono precise» spiega il gip che ha firmato l'arresto in carcere. «Unica misura idonea. È illusorio infatti il deterrente del braccialetto elettronico» è la considerazione del giudice delle indagini preliminari che domattina a Bergamo incontrerà Maniero per l'interrogatorio di convalida.
Davanti al gip - appuntamento domattina nel carcere di Bergamo - non vuole trincerarsi dietro al silenzio, ma intende raccontare la sua verità e difendersi. Dal carcere di Bergamo, dove è rinchiuso da venerdì mattina, Felice Maniero punta a ridimensionare le accuse di maltrattamenti contestate dalla Procura di Brescia dopo la denuncia della donna che ha trascorso gli ultimi 26 anni a fianco del boss della Mala del Brenta. Agli atti dell'inchiesta c'e un certificato di accesso al pronto soccorso il 21 maggio scorso quando la compagna di Maniero avrebbe manifestato agitazione e paura. Non ci sono però certificati medici in grado di dimostrare episodi di violenza fisica.
L'ex boss del Brenta è convinto di dimostrare che «il provvedimento è stato preso contro il personaggio e non contro il presunto marito aggressivo» per dirla con le parole del suo avvocato Luca Broli.
Il Gazzettino