PADOVA Prima la rapina, poi l’estorsione, ma la vittima riesce a incastrare, assieme ai carabinieri, la banda di giovani che l’aveva derubato e malmenato. Il...
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LA VICENDA
Sono circa le 20 di venerdì quando il 20enne romeno attraversa parco Iris per andare dalla madre. D’un tratto si trova circondato da quattro persone. L’ecuadoregno, che tutti conoscono come “El loco” lo aggredisce subito con un pugno alla bocca dello stomaco che mette immediatamente knock out la sua vittima. Così il sudamericano approfitta e gli sottrae il tablet nuovo di zecca, comprato pochi giorni prima, e lo passa alla ragazza che se lo infila in borsa. Il ventenne cerca di reagire ma il sudanese, un ragazzone alto quasi due metri e ben piazzato, così come il quarto giovane ancora ricercato, lo bloccano e gli impediscono di muoversi. A quel punto “El loco”, che sembra essere il capo della banda, gli dice che se vuole riavere il tablet deve tornare il giorno dopo, sabato, sempre lì, al parco Iris, con 50 euro. La tecnica di estorsione è quella del “cavallo di ritorno”, diventata tristemente famosa dopo l’episodio che è costato la vita a Roma al carabiniere Mario Cerciello Rega.
L’OPERAZIONE
Avvilito e con un gran dolore allo stomaco, il romeno se ne va a casa della madre, ma la mattina dopo si presenta ai carabinieri e racconta loro cosa gli è capitato. Quindi spiega che la banda di rapinatori gli ha detto di tornare al parco Iris con 50 euro per riavere il tablet. Che fare? I carabinieri della stazione di Prato della Valle e del nucleo operativo della Compagnia di Padova organizzano così una trappola per i giovanissimi malviventi: chiedono alla vittima della rapina di ripresentarsi nell’esatto punto dove la sera prima era stato aggredito e di contrattare con la banda la restituzione del tablet. Sei militari in borghese, mimetizzati nel parco, intanto, avrebbero assistito alla scena e sarebbero intervenuti a momento debito.
L’INTERVENTO
Detto. Fatto. Facendosi coraggio il ventenne romeno acconsente e torna al parco Iris. Qui ritrova tre dei quattro componenti della banda. Si para davanti a loro e chiede di riavere il tablet. «Sì ma devi darmi 50 euro» gli risponde il sudanese, mentre “El loco” osserva un po’ più in disparte. La vittima vuole le prove che non verrà beffato nuovamente, e domanda: «I soldi li ho, ma voglio vedere se il tablet ce l’avete davvero». Così la 16enne, che è la fidanzatina dell’equadoregno, mostra di averlo dentro alla propria borsa. Perfetto. È quanto basta ai carabinieri per intervenire. Scattano le manette: i due 24 enni finiscono in cella, la giovane denunciata è riaffidata ai genitori, mentre è ancora caccia al “quarto uomo”, anche se, per i carabinieri, pure lui ha ormai i minuti contati.
Marina Lucchin Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino