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CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) - Michele Fusaro potrà chiedere il permesso premio e, se lo otterrà, uscire temporaneamente dal carcere, dove sta scontando una condanna a trent'anni per il sequestro e l'omicidio di Iole Tassitani. Nei confronti dell'ex falegname di Bassano del Grappa, infatti, il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha dichiarato sussistenti le condizioni della collaborazione impossibile e la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura generale contro quel pronunciamento. Per la giustizia, dunque, l'assassino della 42enne di Castelfranco Veneto ha detto tutto quello che sapeva sull'efferato delitto e può presentare domanda di accesso ai benefìci penitenziari.
Iole, uccisa e fatta a pezzi. La lettera di Fusaro: «Lasciatemi in carcere»
LA LETTERA
L'ipotesi era circolata ancora tre anni fa, cioè quando ne erano passati dieci dalla tragedia: Iole, figlia del notaio Tassitani, venne rapita il 12 dicembre 2007 e il suo corpo, fatto a pezzi, fu ritrovato il 23 dicembre. Proprio nei giorni del decennale, Fusaro aveva però scritto una lettera destinata al Gazzettino, in cui negava la volontà di fruire dell'opportunità ammessa dalla legge. «Venerdì 15 aveva spiegato mi ha chiamato la volontaria per chiedermi se il magistrato di Sorveglianza mi ha sbloccato il permesso. Basito gli ho espresso che neanche da morto esco da qui. E mi ha riferito un'aspra e amara notizia, cioè che sono uscito nel giornale perché vado in permesso. Cose d'altro mondo. Al di là che forse i permessi potrei usufruirli dopo 20 anni di pena, e non so se ce la farò; è terribile che questa ipocrita notizia laceri profondamente ancor di più il cuore degli anziani genitori e famigliari della vittima...».
LE MOTIVAZIONI
Ma a confermare quell'intenzione è ora la sentenza della Cassazione, parlando dell'istanza «finalizzata all'ottenimento di permessi premio».
LE NORME
Ma che cos'è la collaborazione impossibile? Le norme sull'ordinamento penitenziario prevedono che i permessi premio, l'assegnazione al lavoro esterno e le misure alternative alla detenzione possano essere concessi ai condannati per reati ostativi, cioè particolarmente gravi, anche in assenza di una collaborazione utile con la giustizia. A una condizione: i detenuti devono trovarsi nell'oggettiva impossibilità di collaborare con gli inquirenti, in quanto ad esempio non hanno più nulla da svelare sui fatti.
IL MISTERO
Nel racconto pubblico del caso Tassitani, il punto è rimasto avvolto dal mistero. I familiari di Iole sono sempre stati persuasi dell'esistenza di complici, se non addirittura di istigatori. Aveva dichiarato la sorella Luisa: «Noi siamo convinti fin dall'inizio che c'è qualcun altro in mezzo a questa storia, anche se non conosciamo ruoli e dinamiche». Lo stesso Fusaro, peraltro, nella lettera consegnata a un ex compagno di cella e pubblicata dal nostro giornale, era sembrato alludere a quella ipotesi: «Non so quando riuscirò ad accettarmi per quel male che ho fatto a tutti, ma come sai sono facile da circuire (credo che la gente mi voglia bene, ma invece mi usa)...».
IL RICORSO
Ma secondo i giudici della Sorveglianza, non ci sono margini per ulteriori contributi alle indagini da parte del 53enne. E la Cassazione ha ritenuto «inammissibile», in quanto «manifestamente infondato», il ricorso della Procura generale contro quell'ordinanza. Per il pg di Venezia, occorreva tenere presente che la Consulta aveva dichiarato illegittima la norma sulla concessione dei benefìci, nella parte che riguarda i legami dei condannati con la criminalità organizzata. Ma la Suprema Corte ha ritenuto che resti in vigore il resto delle disposizioni sulla collaborazione impossibile. Di conseguenza Fusaro, se lo vorrà, potrà chiedere il permesso premio. E magari ottenerlo.
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Il Gazzettino