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VENEZIA - Da sabato pomeriggio è rinchiusa alla Giudecca a Venezia. Finisce in cella la latitanza di Melissa Stefanutto, 34 anni, considerata suo malgrado la primula rossa dell’operazione “Papillon” con la quale i carabinieri del Ros hanno azzerato la “nuova mala del Brenta” che si era impadronita nuovamente del Tronchetto, gestendo gli affari legati in particolare al turismo lagunare con metodi definiti dall’accusa mafiosi: minacce, intimidazioni, estorsioni, rapine, aggressioni; non disdegnando il traffico di droga. Una sessantina di indagati e trentanove fra manette, domiciliari e obbligo di firma. L’unica a sfuggire alla retata dello scorso 30 novembre è stata Stefanutto: forse più per una fortuita circostanza che per un vero e proprio piano di fuga.
La sua era la venticinquesima misura di custodia cautelare in carcere disposta dal gip lagunare Barbara Lanceri: per eseguirla dunque gli investigatori ci hanno messo poco più di tre mesi. La donna, originaria di Pordenone, ma da tempo domiciliata nel padovano a Rubano, è stata sorpresa non molto lontano, a Selvazzano Dentro, in una casa dove era ospite. Al momento dell’arresto non ha opposto alcuna resistenza: la telefonata al difensore, l’avvocato trevigiano Mauro Serpico, che la vedrà questa mattina. «La mia assistita è incensurata - spiega il legale - valuteremo se spiegare la nostra posizione in sede di interrogatorio».
LE CONTESTAZIONI
Il destino della 34enne è legato a doppio filo con quello del compagno, Ivan Giantin, 50 anni, di Rubano anche lui accusato di far parte della stessa associazione per delinquere al cui vertice ci sarebbe il terzetto composto dai veterani Gilberto Boatto (scontava l’ergastolo in regime di semilibertà) e Paolo Pattarello (scarcerato cinque anni fa) e dal rampante Loris Tabujo titolare di una società di trasporti acquei con sede nell’”isola novissima”.
Non a caso Stefanutto è chiamata a rispondere, oltre che del reato associativo, di due episodi estorsivi che la vedono insieme a Giantin, già affiliato alla Mala post Maniero che al momento del blitz dei Ros era rinchiuso ai Due Palazzi per la rapina alla sala slot di Mirano del 2018. Stefanutto, secondo i riscontri raccolti dal sostituto procuratore della Dda, Giovanni Zorzi titolare dell’inchiesta, avrebbe partecipato con Pattarello e Giantin al tentativo di estorcere 30mila euro a Giampaolo Manca, altro ex di Maniero. Era il 22 novembre del 2019 e l’agguato si sarebbe consumato a Pramaggiore nel Veneto orientale. Le contestazioni sono aggravate dal metodo mafioso.
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Il Gazzettino