La musica di Gaubert riempie l'hub di via Tortona, nel distretto della moda. Un tecnosoft da fucina industriale. Poi, in 15', JC de Castelbajac si presenta al pubblico....
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Trench, giacche a vento, cappotti frangiati e il jeans: nei minidress, a zampa, su montgomery, abbinato ai trench. Cappello imbottito stile grandi freddi e pelliccia ovina a volumi forti. «Perchè la pecora e dunque la lana sono il nostro core businness». Castelbajac fa un po' se stesso un po' Pastelbajac. Immagina cioè una collezione allegra, dissacrante, che traccia una linea di demarcazione netta con il passato. Piacerà? E' presto per dirlo. Di sicuro esprime un gesto creativo forte. Nel bene e nel male, è un segno chiaro. E' però al mattino che lo stilista e creativo francese ha raccontato quei 6 mesi destinati a cambiare la pelle del marchio. Et voilà, la filosofia della rainbow machine, la macchina dell'arcobaleno nata alla fine degli anni Cinquanta in uno scantinato del Nordest.
Dalle mani, ma soprattutto dal cuore di quattro fratelli, Giuliana, Luciano, Gilberto e Carlo Benetton, che sognavano una rivoluzione a tinte forti.
Il Gazzettino