PULFERO (Udine) - La sua storia la conoscono ormai solo pochi “vecchi” e quasi nessuno sa della sua esistenza. Solo chi, questi luoghi di confine, li ha abitati per...
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Chi passeggia sul sentiero del monte Mia, sulla sponda destra del fiume Natisone, a Stupizza, li vede, questi due grandi “occhi”, e mettendoci una mano davanti si sente l’aria fresca uscire dalle viscere della roccia. È tutto intatto e di grande suggestione. «Il villaggio si chiama Pedrobac che, in dialetto locale significa “prima delle rocce” - spiega Mattelig - e chi portava mucche, pecore e capre sul Mia, a pascolare, quando c’erano solo prati e non il bosco, passava qui diversi mesi durante l’anno. Poi tutto è cambiato e restano solo le leggende di fate e folletti che animano un luogo decisamente incantato». Esplorare Pedrobac richiede un buon paio di scarponi e i pantaloni lunghi, perché il sentiero in pietra che faceva da “strada” principale è ancora stabile ma avvolto dalla vegetazione e coperto di muschio. Si scorgono una decina di case, tutte in sasso, senza i tetti, che erano in legno, e tanti muri di contenimento e divisori tra una “proprietà” e l’altra. Gli abitanti erano molti, così come le loro mandrie e le greggi: sul Mia pascolavano, infatti, oltre mille capi. Adesso l’area è Sic, cioè "Sito di interesse comunitario", ed è ambiente naturale protetto dove "passeggia" anche l'orso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino