MESTRE - Maschio, con un'età compresa fra i 30 e 35 anni, italiano e straniero, spesso disoccupato ma anche inoccupato. È questo il profilo del lavoratore in...
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«Allo stato attuale non possiamo parlare di caporalato - spiega il maggiore Albanese - né di episodi di sfruttamento selvaggio, altrimenti non ci saremmo limitati a sanzioni e sospensioni. Certo è che il lavoro nero è un fenomeno che esiste in tutte le regioni e che va investigato sia per eliminare sacche di concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori che applicano le regole, sia per garantire agli stessi lavoratori dignità di trattamento e cosa ancor più importanza sicurezza sul posto di lavoro».
DIETRO IL BANCONEDal Lido a Eraclea, da Caorle a Jesolo, da Chioggia a Bibione: sono 21 le aziende controllate nel settore della ristorazione, in particolare pizzerie e kebab, e in 15 sono state riscontrate irregolarità di varia natura. I lavoratori monitorati sono stati 64, dei quali 23 extracomunitari. I lavoratori in nero sono risultati 13, ovvero il 20%, mentre sei sono le attività che si sono viste abbassare le serrande in quanto, come previsto dalla normativa, la percentuale della manodopera non assunta superava il 20% dell'organico ufficiale. Nel dettaglio: due a Caorle, una pizzeria con 5 lavoratori in nero tutti italiani, e un esercizio etnico bengalese con un lavoratore in nero; due a Bibione, un pub del centro (2 italiani) e un esercizio etnico bengalese (1); a Jesolo un bazar cinese (2) e infine a Chioggia un altro bazar stavolta indiano (1). Per quanto riguarda il rispetto della normativa sulla sicurezza sono risultati otto i titolari denunciati, nove le prescrizioni di adeguamento e l'ammontare di 58mila euro in sanzioni amministrative.
NEI CAMPIChioggia, Scorzé, Mira, San Michele al Tagliamento e Portogruaro: sono queste le zone in cui si è focalizzata l'attenzione dei militari specializzati dell'Arma sul fronte della repressione del lavoro nero nei campi nella stagione di coltivazione e raccolta di frutta e verdura. Tre le imprese, sia a conduzione familiare che industriale, costrette a chiudere il tempo necessario a regolarizzare i lavoratori in nero e pagare oltre alle multe, anche tutti corrispettivi dovuti e non versati: contributi previdenziali, premio Inail, ratei tfr, ferie, ecc. Il caso più eclatante nelle campagne della Città del Lemene: una azienda agricola impiegava nelle raccolta di pere e uva ben 8 lavoratori in nero. E aguai a provare a giustificare tale prassi - pare consolidata - con l'esigenza di flessibilità legata ai picchi produttivi stagionali. Attività sospesa anche per una ditta di Scorzé produzione e vendita di ortaggi - e per una di Chioggia specializzata nella coltivazione e commercializzazione del radicchio, fra i prodotti tipici locali più rinomati. La titolare dell'azienda di Scorzé si è vista deferire all'autorità giudiziaria anche per violazione della normativa sull'immigrazione, in quanto uno dei suoi addetti è risultato pure privo di permesso di soggiorno, ovvero clandestino. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino