Mestre. Niente "bomba day" a Forte Marghera: la mina anticarro in realtà era un coperchio di metallo

Mestre. Niente "bomba day" a Forte Marghera: la mina anticarro in realtà era un coperchio di metallo
MESTRE - Alla fine era un falso allarme: la bomba di Forte Marghera non era una bomba. Le fattezze dell'ordigno bellico della seconda guerra mondiale, in effetti, quella base...

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MESTRE - Alla fine era un falso allarme: la bomba di Forte Marghera non era una bomba. Le fattezze dell'ordigno bellico della seconda guerra mondiale, in effetti, quella base metallica a cerchi concentrici ce l'aveva. In un primo momento, anche le forze dell'ordine e la prefettura l'avevano catalogata come una mina anticarro. In fin dei conti era plausibile, visto il contesto: guerra, armi e bombardamenti hanno caratterizzato la storia di questo ex presidio militare. E così quando domenica sera uno dei partecipanti al Venezia Comics, la rassegna del fumetto che in questi giorni ha attirato al forte migliaia di appassionati, ha segnalato quell'oggetto che aveva tutta l'aria di essere una mina bellica, era scattato l'allarme: inizialmente il personale del forte aveva presidiato l'oggetto per poi chiamare le forze dell'ordine. Prima carabinieri e poi polizia avevano recintato l'area.


Il prefetto Michele Di Bari ha infine richiesto l'intervento degli artificieri dell'8. reggimento genio guastatori paracadutisti "Folgore" di Legnago per le operazioni di disinnesco. Nel frattempo era stato garantito un presidio fisso delle forze dell'ordine per tenere alla larga appassionati e curiosi.

DISINNESCO ANNULLATO

Gli artificieri dell'esercito, però, una volta sul posto non hanno dovuto disinnescare o far brillare alcunché. Gli esperti di esplosivi del gruppo veronese, infatti, si sono resi conto che quell'oggetto non era una mina anticarro ma un coperchio metallico privo di esplosivo. Potrebbe trattarsi comunque di un reperto bellico, ma totalmente innocuo: rimossi i sigilli del sequestro, l'area è stata riaperta senza restrizioni. Niente bomba day, quindi, questa volta per Mestre. In città si ricordano in particolare le ultime due operazioni di bonifica, sempre degli artificieri del genio, per due ordigni, però, di ben altre dimensioni: due bombe gemelle da 500 libbre (226 chili) ritrovate a distanza di meno di un anno tra dicembre 2019 e l'autunno del 2020 tra l'area di porto Marghera e il cantiere del campus di Ca' Foscari in via Torino. In quei due casi, l'ordigno era stato trasportato al porto per poi essere fatto brillare in mare aperto: le case all'interno del raggio di sicurezza erano state evacuate, nel primo caso (quando l'emergenza covid era ancora lontana dai pensieri di tutti) era stato allestito un maxi punto di raccolta al palasport Taliercio.

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Il Gazzettino