Caos nella scuole per il pasto: «Hai il panino? Fuori dalla mensa»

Una mensa scolastica
MESTRE - Le norme si contraddicono tra loro: se da una parte è proibito mandare i bambini a casa durante l’ora della mensa o farli stare in classe da soli,...

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MESTRE - Le norme si contraddicono tra loro: se da una parte è proibito mandare i bambini a casa durante l’ora della mensa o farli stare in classe da soli, dall’altra, come ha da poco stabilito Ames, i dirigenti scolastici hanno il divieto di concedere l’utilizzo dei locali di refezione agli alunni che si portano il cibo da casa. Nelle scuole veneziane l’orario del pranzo è diventato un caos e, a pochi giorni dall’avvio del tempo pieno, alcuni presidi si sono quindi riuniti e hanno richiesto un incontro urgente al Comune di Venezia, l’assessore Paolo Romor, Ames, l’ufficio scolastico territoriale e l’Ulss 3 per affrontare l’argomento. 

 La ditta a cui è stato dato in appalto il servizio gestisce i locali mensa e ha responsabilità sui piatti forniti ai bambini. Ha quindi il dovere di metterli al sicuro da contaminazione, soprattutto in caso di allergie. Una situazione resa più urgente dopo una sentenza della Cassazione che stabilisce che i genitori possano scegliere il tipo di pasto ma non “dettare le modalità pratiche”, perché ci sono da valutare gli aspetti igienici e sanitari. Allo stesso tempo però i bambini non possono mangiare in classe. Un rebus da cui non si esce. «Abbiamo scelto, per motivi personali, di non far mangiare a nostra figlia il cibo della mensa - raccontano i genitori di una bambina che frequenta l’elementare Visintini a Marghera -. Abbiamo trovato discriminatoria la decisione, del primo giorno, di farla mangiare in classe, senza i suoi amici. Per fortuna ieri la nostra preside sembra aver risolto». Martedì, secondo giorno di mensa, la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Grimani, Marisa Zanon, ha comunicato: «Abbiamo ricevuto da Ames il divieto a concedere, a chi non mangia il cibo della mensa, l’utilizzo dei locali di refezione, che l’azienda ha in gestione. Ci troviamo da un lato a non poter far entrare i bambini in mensa ma allo stesso tempo non possiamo nemmeno farli stare fuori o mandarli a casa. Dobbiamo tenere conto dei diritti dei bambini a mangiare insieme ai loro compagni. Siamo in un labirinto senza uscita». Lunedì i presidi si sono ritrovati alla Giulio Cesare di Mestre per affrontare il problema. «Tra l’incudine e il martello, ci impediscono di scegliere perché, allo stato attuale, qualsiasi scelta risulta sbagliata - aggiunge Zanon - In consiglio di istituto, nel rispetto della normativa, era stato deliberata la possibilità, avvalorata da tutti, di portare da casa un pasto che risponda alle caratteristiche di cibo sano richieste nelle scuole. Ma se mi impediscono di farli entrare in sala mensa, dove faccio mangiare questi bambini»? Alla Visintini sono già 7 gli alunni che hanno fatto richiesta di portare il pasto da casa e altri 4 sono in attesa di conferma. In tutto potrebbero quindi essere 11. «Grazie al doppio turno, riusciamo a ricavare un tavolo stretto in una sorta di ampio corridoio che rappresenta uno dei due accessi alla mensa. Uno spazio che esce dalla giurisdizione delle scodellatrici ma che è comunque collegato alla sala in cui mangiano gli altri bambini, sotto la sorveglianza di un insegnante. Al momento mi sembra la miglior soluzione possibile». Ma il problema resta per gli altri istituti che non hanno simili spazi a disposizione. Alla Grimani di Marghera, per esempio, sono in 3 a non aver aderito alla mensa e si è cercato un altro compromesso. «La sentenza smentisce un’abitudine posta in essere fino all’anno scorso - aggiunge la dirigente -, perché prima potevano stare tutti insieme mentre quest’anno c’è il rischio di contaminazione»? Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino