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È iniziata anche a Nordest la marcia di formazione dei futuri camici bianchi. Al di là della selezione per l'ingresso alla facoltà di Medicina e chirurgia, con annesso dibattito sul numero chiuso, è in corso pure la procedura di accesso alle scuole di specializzazione, con relativa polemica sulle borse finanziate. «A fronte di una unanime richiesta di specialisti, i posti sono meno dell'anno scorso», denuncia il Coordinamento veneto per la sanità pubblica (Covesap), alludendo al riparto decretato dal ministero dell'Università, il quale però invita a leggere i numeri con attenzione al peso del Pnrr.
I DATI
Fino a lunedì 19 settembre, i candidati che hanno effettuato la prova il 26 luglio, devono indicare le loro preferenze su tipologia e sede di specializzazione. Complessivamente a livello nazionale sono in ballo 14.378 contratti, di cui 13.000 finanziati da risorse statali, 984 da fondi regionali, 41 da altri enti pubblici e privati e 353 riservati alle categorie (militari, forze di polizia, dipendenti del Servizio sanitario nazionale). Per il Veneto sono previsti 1.398 posti, comprensivi dei 90 pagati da Palazzo Balbi (50 a Padova e 40 a Verona) con un esborso di 9.173.000 euro tratti dal Fondo sanitario regionale. Considerando i dati totali del 2022, il Covesap definisce «sorprendente» la riduzione di oltre 4.000 unità rispetto al 2021, quando le borse erano state in tutto 18.847, vista «la grave carenza di specialisti nei servizi pubblici, sottolineata spesso dalla Regione per giustificare le difficoltà nel funzionamento dei Servizi, ed a cui le Ulss tentano di porre rimedio con onerosi contratti con cooperative private».
L'IMBUTO
Dal ministero viene però osservato che lo scorso è stato un anno straordinario sul piano finanziario: in aggiunta ai 13.200 contratti coperti da risorse statali, infatti, è stato possibile prevederne anche altri 4.200 grazie al Pnrr.
LE BRANCHE
Altro ragionamento è quello che riguarda le singole branche. La diminuzione riguarda «anche specialità in condizioni drammatiche, come Anestesia e rianimazione per la quale i posti presso le facoltà di Padova e Verona sono praticamente dimezzati, e Medicina d'urgenza dove i posti sono fortemente ridotti», sottolinea ancora il Coordinamento guidato da Salvatore Lihard, lamentando pure il mancato finanziamento regionale di contratti per Psichiatria. La carenza di anestesisti-rianimatori e specialisti del Pronto soccorso è stata fra le più evidenziate durante la pandemia, ma va anche ricordato che si tratta dei settori meno appetiti dai giovani medici in fase di iscrizione.
A PADOVA E VERONA
L'offerta didattica al via dal prossimo 1° novembre vedrà comunque sul podio veneto proprio Anestesia e rianimazione con 61 posti a Padova e 54 a Verona, seguita da Emergenza-urgenza rispettivamente con 59 e 42. Spiccano poi Chirurgia generale (38 e 37), Pediatria (42 e 34), Ginecologia e ostetricia nonché Medicina interna (entrambe 33 e 25), Igiene e medicina preventiva (25 e 26). Una volta formati, gli specialisti andranno poi ingaggiati e stabilizzati, rimarca Ivan Bernini (Fp Cgil): «È necessario finanziare straordinariamente il fondo sanitario, almeno congelando parte degli attuali vincoli per i prossimi anni, per poter effettuare un piano straordinario di assunzioni accompagnato da un incremento delle retribuzioni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino