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VENEZIA - Fra numero chiuso e mancata programmazione, si arroventa il dibattito sulla carenza di medici in Veneto. Ma mentre la Regione e l'Università discutono, l'emergenza continua, con la mancanza di specialisti che porta le aziende sanitarie e ospedaliere a ricorrere sempre più spesso alle prestazioni dei liberi professionisti e alle forniture delle cooperative esterne. Proprio nei giorni in cui sale a 120 euro il costo orario per le chiamate a gettone in Anestesia e rianimazione, partono gli avvisi per il reclutamento dei dipendenti disponibili a lavorare in Pronto soccorso a 100 euro l'ora.
Specialisti a chiamata, cosa succede in Veneto
A un mese dall'accordo fra Palazzo Balbi e le organizzazioni sindacali, le Ulss hanno cominciato a chiedere ai camici bianchi già in servizio la disponibilità a svolgere turni aggiuntivi nel settore dell'Emergenza-urgenza, dove sono scoperti 229 posti nella pianta organica veneta. A muoversi finora sono state la 1 Dolomiti, la 3 Serenissima, la 4 Veneto Orientale, la 6 Euganea, la 7 Pedemontana, la 8 Berica e l'azienda ospedaliera di Verona. «Bisognerà vedere quale sarà la risposta dei colleghi commenta Giovanni Leoni, segretario regionale del sindacato Cimo-Fesmed ma ribadiamo che questo tipo di iniziative dovrebbe essere esteso a tutti i reparti. È sempre meglio tenere dentro i medici, che andare a cercarli fuori, con il rischio oltretutto di doverli pagare di più in base alla legge del mercato». Non a caso la Regione aveva richiamato i direttori generali «alla graduale riduzione del ricorso alle esternalizzazioni». Ma evidentemente non sempre l'organizzazione dei servizi può contare solo sulle risorse interne, se è vero che malgrado quell'intesa vengono comunque banditi gli appalti. È il caso ad esempio dell'Ulss 1 Dolomiti, che ha indetto una procedura del valore complessivo di 8,5 milioni (con un costo orario a base d'asta di circa 90 euro), per la copertura di turni da 12 ore ciascuno: 365 diurni e altrettanti notturni a Belluno e a Pieve di Cadore, 365 notturni a Feltre, altrettanti diurni ad Agordo.
Anestesista, stipendio record
Riflette ancora Leoni: «I professionisti sono ondivaghi, vanno dove vengono pagati di più e ritengono di lavorare con più tranquillità. Lo vediamo in particolare con gli anestesisti: sono disposti anche ad arrivare da fuori regione e a rinunciare all'attività di rianimazione, che viene tendenzialmente svolta dagli strutturati interni, per fare magari un po' di guardie notturne». Gli stipendi a fine mese, benché intesi in termini lordi e con oneri previdenziali a proprio carico, risultano piuttosto allettanti. I tre ultimi ingaggi deliberati per gli ospedali di Venezia e Mirano, a 80 euro l'ora, vedono fino a 11.520 euro per 12 giorni (o notti) di lavoro. Emblematiche sono le condizioni con cui nell'Ulss 2 Marca Trevigiana il dg Francesco Benazzi si è trovato a dover affidare all'unica cooperativa disponibile il servizio di guardia anestesiologica a Conegliano, «considerata la grave carenza di personale medico, al fine di dare continuità al servizio istituzionale e garantire la ripresa dell'attività operatoria dal mese di settembre»: 80 servizi per 4 mesi a 115.200 euro, cioè 120 all'ora. Prendere o lasciare, in quanto «non esistono prezzi di riferimento».
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Il Gazzettino