È iniziata anche a Nordest la marcia di formazione dei futuri camici bianchi. Al di là della selezione per l'ingresso alla facoltà di Medicina e chirurgia, con annesso dibattito sul numero chiuso, è in corso pure la procedura di accesso alle scuole di specializzazione, con relativa polemica sulle borse finanziate. «A fronte di una unanime richiesta di specialisti, i posti sono meno dell'anno scorso», denuncia il Coordinamento veneto per la sanità pubblica (Covesap), alludendo al riparto decretato dal ministero dell'Università, il quale però invita a leggere i numeri con attenzione al peso del Pnrr.
I DATI
Fino a lunedì 19 settembre, i candidati che hanno effettuato la prova il 26 luglio, devono indicare le loro preferenze su tipologia e sede di specializzazione.
L'IMBUTO
Dal ministero viene però osservato che lo scorso è stato un anno straordinario sul piano finanziario: in aggiunta ai 13.200 contratti coperti da risorse statali, infatti, è stato possibile prevederne anche altri 4.200 grazie al Pnrr. Quell'iniezione eccezionale di fondi ha permesso di ridurre sensibilmente l'imbuto formativo, cioè la forbice tra i laureati in Medicina e gli aspiranti specialisti: nel 2021 c'erano stati 19.449 partecipanti all'esame di ammissione, il che significa che sono rimasti esclusi solo in 602 rispetto alle migliaia degli anni precedenti. Con il ritorno agli stanziamenti consueti, invece, nel 2022 la forchetta è destinata ad allargarsi a 1.495 giovani dottori in attesa di specializzazione, anche se va detto che fra loro c'è anche chi decide di iscriversi al corso per diventare medico di base. Ad ogni modo il confronto con un anno ordinario, come ad esempio il 2020 e i suoi 14.455 posti, dice che rispetto al pre-Covid (8.920 borse nel 2019, 8.935 nel 2018, 6.934 nel 2017) è stata impressa un'altra marcia al recupero delle mancanze.
LE BRANCHE
Altro ragionamento è quello che riguarda le singole branche. La diminuzione riguarda «anche specialità in condizioni drammatiche, come Anestesia e rianimazione per la quale i posti presso le facoltà di Padova e Verona sono praticamente dimezzati, e Medicina d'urgenza dove i posti sono fortemente ridotti», sottolinea ancora il Coordinamento guidato da Salvatore Lihard, lamentando pure il mancato finanziamento regionale di contratti per Psichiatria. La carenza di anestesisti-rianimatori e specialisti del Pronto soccorso è stata fra le più evidenziate durante la pandemia, ma va anche ricordato che si tratta dei settori meno appetiti dai giovani medici in fase di iscrizione.
A PADOVA E VERONA
L'offerta didattica al via dal prossimo 1° novembre vedrà comunque sul podio veneto proprio Anestesia e rianimazione con 61 posti a Padova e 54 a Verona, seguita da Emergenza-urgenza rispettivamente con 59 e 42. Spiccano poi Chirurgia generale (38 e 37), Pediatria (42 e 34), Ginecologia e ostetricia nonché Medicina interna (entrambe 33 e 25), Igiene e medicina preventiva (25 e 26). Una volta formati, gli specialisti andranno poi ingaggiati e stabilizzati, rimarca Ivan Bernini (Fp Cgil): «È necessario finanziare straordinariamente il fondo sanitario, almeno congelando parte degli attuali vincoli per i prossimi anni, per poter effettuare un piano straordinario di assunzioni accompagnato da un incremento delle retribuzioni».