«La Marmolada andava chiusa: da giorni sento torrenti sotto il ghiaccio»

«È il giorno più brutto della mia vita. Siamo di fronte a una tragedia annunciata. È da giorni che sotto il ghiacciaio sento scorrere dei veri e propri...

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«È il giorno più brutto della mia vita. Siamo di fronte a una tragedia annunciata. È da giorni che sotto il ghiacciaio sento scorrere dei veri e propri torrenti d'acqua: la Marmolada andava chiusa. Le alte temperature di queste settimane ne hanno seriamente compromesso l'accesso. E oggi ne abbiamo avuto la prova: un dramma accaduto peraltro di domenica alle 14, nel giorno-orario di punta assoluto. Basta, me ne voglio andare». È uno sfogo ininterrotto quello di Carlo Budel, gestore di Capanna Punta Penìa, che ieri mattina nel suo rifugio ha accolto la maggior parte delle vittime. «Alcune le conoscevo. Una era mio amico, una guida alpina veneta. Sono sconvolto. Mollo tutto». Ma ligio al dovere fino all'ultimo, nonostante l'evacuazione di tutti coloro che fossero presenti in zona, egli ha voluto restare. La Marmolada, comunque, è chiusa.


LA DISPERAZIONE


«Sono quassù da solo - spiega Budel raggiunto telefonicamente ieri attorno alle 19 - non voglio vedere nessuno. Sono sconvolto, è il momento del dolore. Sto vivendo il giorno più brutto della mia vita». È un fiume in piena il 48enne feltrino Budel, da cinque stagioni sentinella di quello che è il punto più alto delle Dolomiti, a 3.343 metri di altitudine. A trattenerlo lassù è uno spiccato senso del dovere. Ma a breve tornerà a valle anche lui perché, come sottolinea, «non me la sento più di stare qua. Mi sento anche in colpa: se non avessi fatto tanta promozione social della Capanna forse questa gente non sarebbe venuta quassù e si sarebbe salvata». Degli ingiustificati sensi di colpa lo avvolgono; lui che invece è riuscito, con il successo riscosso in Facebook e in Instagram, a rilanciare il rifugio di proprietà della famiglia Soraruf. Ovviamente il profondo dolore lo ha segnato pesantemente. «Questa sera - afferma - in Capanna avrei avuto dieci ospiti. Ma sono stati evacuati tramite elicottero: tutti riportati a Canazei o a Malga Ciapela. Stessa cosa per la ventina di escursionisti che, in fase di discesa, hanno assistito al distacco dall'alto e che, spaventati e impossibilitati a proseguire, sono tornati indietro qua a Punta Penìa. Anche per loro, immediato trasbordo».


IL CAMBIAMENTO


«Era tutto bello - dice - la gente ci raggiungeva e si trascorrevano momenti di semplice felicità, nel punto più alto delle Dolomiti. E invece oggi è il giorno più brutto della mia vita: ma si può morire così, in una domenica di sole in montagna con amici e familiari? Non ho veramente parole...». Budel spiega che ieri in mattinata saranno state un centinaio le persone che hanno toccato la cima. «Molte di queste - sottolinea - sono certamente tra quelle che sono state travolte. So già che è morta una guida alpina, mio amico, e i tre ragazzi che accompagnava. E poi pare che tra le vittime ci sia una bambina che stava facendo un pic-nic a Pian dei Fiacconi, oltre 300 metri sotto il distacco. Con la famiglia aveva fatto una semplice passeggiata poco sopra il lago e si è ritrovata travolta da ghiaccio e sassi». Ma Budel parla anche di tragedia annunciata. «Io non sono un esperto - premette - ma è da giorni che sentivo l'acqua scorrere sotto il ghiacciaio. Era il caso di chiudere gli accessi alla vetta, soprattutto quello attraverso la via normale e quindi sul ghiacciaio. Ma ora, a posteriori, è facile parlare. E non è escluso che avvengano altri distacchi».


IL PERSONAGGIO


Carlo Budel è nato a Feltre nel 1973. È cresciuto tra il Bellunese e il Trentino e oggi vive a San Gregorio nelle Alpi. Dopo il militare, ha lavorato come operaio in fabbrica per oltre vent'anni, finché un giorno ha deciso di mollare tutto. Si è voltato verso la montagna e si è lanciato a capofitto in una nuova avventura, sino a diventare il gestore della Capanna Punta Penìa. Budel è scoppiato come fenomeno social da quando ha iniziato a raccontare la sua vita come custode del rifugio che, posto a 3.343 metri in area trentina al confine con quella bellunese di Rocca Pietore, è sul punto più alto delle Dolomiti. Su Instagram ha oltre 67mila follower, i suoi post di Facebook ottengono migliaia di mi piace. Suoi i libri La sentinella delle Dolomiti e Le montagne che vivo.

 

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Il Gazzettino