La nuova vita degli ex di Felice Maniero, la base strategica nell'osteria

La nuova vita degli ex di Felice Maniero, la base strategica nell'osteria
Sono tornati tutti al lavoro, i vecchi della mala del Brenta. E quasi tutti nello spaccio. Le zone sono sempre quelle, Saonara e Campolongo Maggiore, Camponogara e Piove di...

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Sono tornati tutti al lavoro, i vecchi della mala del Brenta. E quasi tutti nello spaccio. Le zone sono sempre quelle, Saonara e Campolongo Maggiore, Camponogara e Piove di Sacco a cavallo tra Padova e Venezia. Antonio Maniero, nessuna parentela col boss Felice, anche ai vecchi tempi era nel giro. Lavorava proprio per la banda del suo omonimo, ma era uno dei tanti. Uscito di galera si è rimesso a fare quello che ha sempre fatto. Come tutti gli altri perché anche gli altri vecchi della gang del Brenta si sono rimessi nello spaccio. Quasi tutti a parte qualcuno che pare sia tornato a fare il rapinatore.

Uno dei luoghi di incontro privilegiati è una osteria di Casone, frazione di Saonara, provincia di Padova. Si trovano lì e organizzano il business. Lavorano in gruppo e per gruppi diversi, senza pestarsi i piedi. Del resto Felice Maniero non aveva stretto accordi commerciali con mafia e camorra nel Veneto e con la ndrangheta in Emilia, proprio per lo spaccio di eroina e cocaina? E questi, gli stagionati della vecchia gang, hanno rimesso insieme i cocci della banda utilizzando i vecchi schemi perché non hanno certo la testa per inventarne di nuovi. Arrestati quasi tutti nel 1995, quando Maniero ha iniziato a parlare e a smantellare la banda, sono tornati in libertà uno dietro l'altro in questi ultimi mesi e poco per volta si sono riaggregati.
Curiosamente, il punto principale di ritrovo è ancora Casone, la frazione di Saonara che ha dato i natali a Eliodoro Rigato, morto nel 2012, soprannominato l'uomo nero perché, per svolgere il suo lavoro notturno era costretto a mimetizzarsi con la notte vestendosi rigorosamente di scuro. Rigato senior ha allevato una stirpe di rapinatori ed assassini, compreso Felice Maniero, che era un habituèe di casa sua, dove incontrò anche quella Agostina Rigato che gli avrebbe dato Elena, l'unica figlia del boss che portava il suo cognome e che è sepolta a pochi passi da qui, nel cimitero di Villatora, in una tomba che si trova nello stesso complesso in cui è sepolto anche il nonno Eliodoro.
Ebbene, i vecchi malavitosi che hanno passato tre quarti della loro vita tra rapine, furti, omicidi e galera, lì si stanno riorganizzando e lì si trovano sia per dare gli ordini che per smerciare la droga e per incassare i soldi. Così la Riviera del Brenta è tornata ad essere uno dei fulcri della malavita che per adesso raccoglie solo vecchie glorie, anche se è vero che c'è un'altra banda, più verso Campolongo Maggiore, la patria del boss Maniero, che qui ha abitato fino al 1995, invece fa riferimento al figlio di quello che fu uno dei più importanti uomini di Felice Maniero.

Anche in quel caso si tratta di droga e questo significa che l'intera zona della Riviera rischia di essere inondata di eroina e cocaina, come ai vecchi e bruttissimi tempi di Maniero quando nei piccoli paesi tra Venezia e Padova si contavano il quadruplo dei tossicomani che avevano città come Mestre o Padova. E di nuovo, 25 anni dopo, sono ancora gli uomini della vecchia mala del Brenta che tornano in campo, pronti però ad aprirsi alle nuove leve e a stringere accordi con le nuove, sempre più potenti, mafie.
(ha collaborato Vittorino Compagno) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino