Treviso. Museo Santa Caterina e Bailo, tre lavoratrici a rischio licenziamento

Lavoratrici a rischio licenziamento museo bailo e santa caterina
TREVISO - Rischio licenziamento per tre lavoratrici trevigiane. Tre dipendenti potrebbero perdere il proprio posto di lavoro in biglietteria e guardiola nei due musei civici di...

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TREVISO - Rischio licenziamento per tre lavoratrici trevigiane. Tre dipendenti potrebbero perdere il proprio posto di lavoro in biglietteria e guardiola nei due musei civici di Treviso. Il Comune di Treviso ha infatti optato per una formula di paternariato pubblico privato con un'azienda della zona di Cosenza che non ha ancora deciso se assorbire le lavoratrici assunte dalla cooperativa che fino a fine mese, 30 settembre, ha in mano la gestione del polo museale di Santa Caterina e del Bailo

Il nodo

Ad intervenire sulla questione è Marta Casarin, segretaria generale delle Funzione Pubblica di Treviso, che punta il dito contro la scelta dell’amministrazione comunale e del sindaco Mario Conte. «Dentro il sistema del pubblico impiego quest’operazione portata avanti dal Comune lascia ampio spazio di manovra al privato, che, in mancanza della clausola sociale, può lasciare a casa le lavoratrici - spiega - Inoltre, nel caso venissero assunte, le tre lavoratrici non solo si vedrebbero ridotte le ore di impiego ma, per effetto dell’applicazione di un contratto al ribasso non sottoscritto dalle maggiori e più rappresentative organizzazioni sindacali, perderebbero tutti gli scatti di anzianità accumulati in anni di lavoro, il tutto per un compenso orario decisamente inferiore».

«Una scelta a dir poco politicamente infelice - stiletta la segretaria generale FP CGIL di Treviso -, perpetrata da quel sindaco che in qualità di presidente dell’ANCI Veneto sigla gli accordi con le parti Sindacali e che dovrebbe aver a cuore le sorti dei lavoratori del sistema pubblico. In particolare, lavoratrici donne, tra i 25 e i 50 anni, che da lungo tempo operano per i servizi museali trevigiani e che nel giro di 24 ore potrebbero trovarsi disoccupate».

«Tali operazioni di partenariato vanno evitate - tuona Marta Casarin -, in particolare se ad aggredire il settore pubblico sono aziende che non applicano i contratti collettivi nazionali sottoscritti dai Sindacati più rappresentativi, a tutela dell’occupazione, attraverso le clausole sociali, e del reddito dei lavoratori. Chiediamo al sindaco Conte e all’Amministrazione di farsi carico del destino delle lavoratrici».

 

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Il Gazzettino