VENEZIA - Quanti voti ha preso la Lega in Veneto lo scorso 26 maggio? Una valanga, quasi il 50 per cento, con punte che hanno sfiorato il 54 a Treviso. Eppure la Lega veneta negli...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL FEDERALE
Milano, via Bellerio. Nella sede storica del partito il segretario Matteo Salvini a mezzogiorno convoca il consiglio federale. L'incontro è partecipatissimo, si attendono comunicazioni importanti. È anche la prima riunione dopo il successo delle elezioni Europee, oltre il 34 per cento. Per il Veneto, poi, è il momento del cambio al vertice: il segretario nathional Gianantonio Toni Da Re è stato eletto a Bruxelles, tutti si aspettano la nomina di un commissario. Anche perché c'è la nuova Lega da costruire: quella con l'Alberto da Giussano diventerà un cimelio, il nuovo partito sarà quello con la scritta Salvini Premier ed è per quello che bisogna cominciare a tirare su tessere e organizzare iniziative se non si vogliono disperdere i clamorosi, enormi consensi appena ottenuti. È così che al federale di via Bellerio vanno tutti i veneti che ne fanno parte: il segretario Da Re, i membri elettivi Erik Umberto Pretto, Lorenzo Fontana e Roberto Marcato, la capogruppo a Bruxelles Mara Bizzotto, il responsabile organizzativo Giuseppe Paolin, il presidente Massimo Bitonci. Manca solo il governatore Luca Zaia.
L'ANNUNCIO
Il primo annuncio di Salvini per i veneti è una doccia fredda. La conferma di contare poco negli equilibri interni. Accanto al lombardo Giancarlo Giorgetti e al veneto veronese Lorenzo Fontana, Salvini nomina un terzo vicesegretario: è Andrea Crippa, 33 anni, noto alle cronache per aver avuto l'idea, nel 2018, di intasare il centralino del museo egizio di Torino per protestare contro sconti e promozioni a favore dei visitatori di lingua araba. Già portaborse di Salvini a Bruxelles e segretario dei Giovani padani, poi tra i neo-eletti a Montecitorio nel 2018, Crippa ora è anche vicesegretario. Contando Salvini, Lombardia batte Veneto tre a uno.
Il secondo annuncio per i veneti è una sonora sberla: «Il commissario veneto lo scelgo io - dice Salvini - e non potrà essere un candidato al consiglio regionale». Significa che Nicola Finco, attuale capogruppo, sicuramente ricandidato l'anno prossimo al consiglio regionale del Veneto, è fuori gioco. E con lui tutti quelli che si candideranno o si ricandideranno al Ferro Fini. Nulla di nuovo, verrebbe da dire: già alle Politiche 2018 i regionali erano stati esclusi dalle candidature al Parlamento, lo stesso quest'anno per Bruxelles. I retroscenisti si scatenano. C'è chi legge in questa decisione di Salvini una guerra sotterranea portata avanti dai parlamentari - tutti nominati senza neanche un voto personale - contro i consiglieri regionali che invece sono ben radicati sul territorio. Chi pensa che i lombardi temano il successo elettorale dei veneti e per questo vogliano penalizzarli. Chi semplicemente sostiene che quella di Salvini è stata una decisione sana: un segretario che è anche candidato in Regione sarebbe avvantaggiato nella campagna elettorale. Vero, è la replica, ma è esattamente quello che è successo per Da Re, segretario e candidato in Europa. C'è chi si addossa le responsabilità: come veneti - è il ragionamento - potevamo sederci attorno a un tavolo e presentare un nostro candidato. Tant'è, delusione e fermento sono alle stelle. Come se il 49,88% delle Europee fosse finito al macero.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino