Alta tensione nella Lega, Salvini esclude i veneti dal vertice del partito

Sabato 15 Giugno 2019 di Alda Vanzan
Alta tensione nella Lega, Salvini esclude i veneti dal vertice del partito
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VENEZIA - Quanti voti ha preso la Lega in Veneto lo scorso 26 maggio? Una valanga, quasi il 50 per cento, con punte che hanno sfiorato il 54 a Treviso. Eppure la Lega veneta negli equilibri di via Bellerio conta poco. Utile a portare acqua, messa in disparte quando è il momento di assegnare incarichi di rilievo. «Salvini ci taglia fuori», è lo sfogo di un colonnello del Carroccio veneto. L'ultima sberla è arrivata ieri. Con la nomina di un terzo vicesegretario federale. Lombardo. Il terzo lombardo su quattro. E con l'annuncio che il commissario della Liga in Veneto non sarà un candidato al consiglio regionale. Il che non solo taglia fuori il capogruppo a Palazzo Ferro Fini Nicola Finco, molto vicino a Zaia, che era in cima alla lista dei papabili, ma aumenta l'isolamento dei regionali. E come se non bastasse nella commissione statuto voluta da Salvini, necessaria per organizzare il nuovo partito, non c'è neanche un veneto.

 
IL FEDERALE
Milano, via Bellerio. Nella sede storica del partito il segretario Matteo Salvini a mezzogiorno convoca il consiglio federale. L'incontro è partecipatissimo, si attendono comunicazioni importanti. È anche la prima riunione dopo il successo delle elezioni Europee, oltre il 34 per cento. Per il Veneto, poi, è il momento del cambio al vertice: il segretario nathional Gianantonio Toni Da Re è stato eletto a Bruxelles, tutti si aspettano la nomina di un commissario. Anche perché c'è la nuova Lega da costruire: quella con l'Alberto da Giussano diventerà un cimelio, il nuovo partito sarà quello con la scritta Salvini Premier ed è per quello che bisogna cominciare a tirare su tessere e organizzare iniziative se non si vogliono disperdere i clamorosi, enormi consensi appena ottenuti. È così che al federale di via Bellerio vanno tutti i veneti che ne fanno parte: il segretario Da Re, i membri elettivi Erik Umberto Pretto, Lorenzo Fontana e Roberto Marcato, la capogruppo a Bruxelles Mara Bizzotto, il responsabile organizzativo Giuseppe Paolin, il presidente Massimo Bitonci. Manca solo il governatore Luca Zaia.
L'ANNUNCIO
Il primo annuncio di Salvini per i veneti è una doccia fredda. La conferma di contare poco negli equilibri interni. Accanto al lombardo Giancarlo Giorgetti e al veneto veronese Lorenzo Fontana, Salvini nomina un terzo vicesegretario: è Andrea Crippa, 33 anni, noto alle cronache per aver avuto l'idea, nel 2018, di intasare il centralino del museo egizio di Torino per protestare contro sconti e promozioni a favore dei visitatori di lingua araba. Già portaborse di Salvini a Bruxelles e segretario dei Giovani padani, poi tra i neo-eletti a Montecitorio nel 2018, Crippa ora è anche vicesegretario. Contando Salvini, Lombardia batte Veneto tre a uno.
Il secondo annuncio per i veneti è una sonora sberla: «Il commissario veneto lo scelgo io - dice Salvini - e non potrà essere un candidato al consiglio regionale». Significa che Nicola Finco, attuale capogruppo, sicuramente ricandidato l'anno prossimo al consiglio regionale del Veneto, è fuori gioco. E con lui tutti quelli che si candideranno o si ricandideranno al Ferro Fini. Nulla di nuovo, verrebbe da dire: già alle Politiche 2018 i regionali erano stati esclusi dalle candidature al Parlamento, lo stesso quest'anno per Bruxelles. I retroscenisti si scatenano. C'è chi legge in questa decisione di Salvini una guerra sotterranea portata avanti dai parlamentari - tutti nominati senza neanche un voto personale - contro i consiglieri regionali che invece sono ben radicati sul territorio. Chi pensa che i lombardi temano il successo elettorale dei veneti e per questo vogliano penalizzarli. Chi semplicemente sostiene che quella di Salvini è stata una decisione sana: un segretario che è anche candidato in Regione sarebbe avvantaggiato nella campagna elettorale. Vero, è la replica, ma è esattamente quello che è successo per Da Re, segretario e candidato in Europa. C'è chi si addossa le responsabilità: come veneti - è il ragionamento - potevamo sederci attorno a un tavolo e presentare un nostro candidato. Tant'è, delusione e fermento sono alle stelle. Come se il 49,88% delle Europee fosse finito al macero.
Alda Vanzan
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Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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