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VENEZIA - Felici di poter contare un ulteriore passo verso la piena normalità, ma con migliaia di posti di lavoro pagati come conto salato a un anno di Covid. Bar e ristoranti da ieri sono tornati a servire la clientela all'interno. Unici obblighi, distanziamento e mascherine. La felicità che si respira verso la stagione per molti appena ricominciata, non basta però a cancellare le tracce della crisi accusata dal settore nell'ultimo anno.
I DATI
In provincia di Venezia, specie nel capoluogo, la pandemia ha infatti giocato all'attività dei servizi di ristorazione il -12,3% degli addetti, scesi di circa 4.564 lavoratori in tutta l'area metropolitana, e ancora più pesante nel capoluogo, che ha pagato la crisi del turismo: qui il calo complessivo dei lavoratori arriva a -2.905 (-17,6%). Questi i numeri con cui la Camera di commercio Venezia Rovigo ha fotografato da marzo 2020 a marzo 2021 l'andamento della filiera solitamente trainata dal costante flusso dei visitatori diretto a Venezia e sulle altre città d'arte o località balneari. In particolare ristoranti e attività di ristorazione mobile, pur crescendo in provincia di 113 localizzazioni durante il periodo esaminato, hanno perso 2.585 addetti, mantenendo segno negativo per bar e altri esercizi simili senza cucina (-1% localizzazioni attive, -15% addetti totali). Si aggravano in proporzione le percentuali nel Comune di Venezia, dove la voce attività dei servizi di ristorazione ha viaggiato tra il -7,7% delle localizzazioni attive e il -26,8% degli addetti totali, ma ancora il -0,1% di bar e altri servizi simili senza cucina e il corrispondente -20,1% di addetti totali, che compete con il -17,3% dei lavoratori di ristoranti e attività di ristorazione mobile in rapporto all'esiguo + 1,7% delle localizzazioni attive.
LA NUOVA RIPARTENZA
Cifre a parte, almeno nel centro storico, le persone ieri non sembravano vedere l'ora di riscoprire la propria routine in caffetteria o di poter prenotare dopo mesi una cena nella propria osteria preferita, e tornare alle consuetudini stravolte. «Dopo la nuova abitudine della consumazione all'esterno, eccoci ancora alle origini commenta Giorgio Rizzo, titolare del Bar Aperol a Rialto - Il gusto, l'aroma del caffè...
CLIENTI E BARISTI
Anche in Calle Fiubera, il vociale che arriva da Rosa Salva si mescola di nuovo al rumore dello spremiagrumi e del macinacaffè, senza svanire per strada. «Lavoro vicino al ponte de le pignate, questo è il mio punto di riferimento racconta Maria Teresa -. Ho sentito al telegiornale di questo ritorno alla normalità. Rivedere le signore in traversa con cui scambiavo sempre due parole prima di iniziare la giornata è una bella sensazione che con l'asporto avevo perso». Tendenza che confermano anche alla pasticceria Chiusso, angolo di Castello a conduzione familiare. Come lo spritz e la Coca-cola bevuti in plastica piacciono poco, anche per caffè e cappuccino molti rinunciano se costretti al cartone o alla plastica sottolinea il figlio Riccardo - L'unica cosa positiva del take-away è che solleva da molto lavoro. Normalmente sennò uno di noi deve sempre stare fisso in banco a sistemare il piano e fare la lavastoviglie. Riavere via vai davanti alla vetrina delle paste però è tutta un'altra storia». Certo i più increduli e speranzosi rimangono i ristoratori che riapparecchiano le sale interne, spesso le uniche a disposizione, come all'Antico calice in Calle de la Fava, o da Vini da Gigio a Cannaregio. «Gestiamo da 40 anni questa attività e siamo chiusi da tre mesi raccontano i fratelli Paolo e Laura Lazzari, gestori in Calle Stua - Per fortuna ci hanno concesso dei tavoli fuori almeno fino alla fine dell'anno che forse ci aiuteranno a sopportare questo periodo estivo dove saremmo stati sennò molto penalizzati», aggiunge Paolo
Costanza Francesconi.
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Il Gazzettino