In Polesine il lavoro resiste alla crisi: dato negativo a settembre, buono nel trimestre

A settembre saldo negativo tra assunzioni e cessazioni, ma nel trimestre i dati sono positivi
ROVIGO - Non benissimo, ma non male. Il bicchiere dal punto di vista occupazionale, considerando il quadro di crisi prodotto dall’aumento dei prezzi delle materie prime e...

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ROVIGO - Non benissimo, ma non male. Il bicchiere dal punto di vista occupazionale, considerando il quadro di crisi prodotto dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, per il Polesine non è pieno, ma nemmeno vuoto. Almeno secondo i dati che emergono dal report mensile di Veneto lavoro, che continuano a confermare la tenuta occupazionale per il Polesine. Quantomeno fino a settembre. Seppure il saldo mensile fra contratti attivati e contratti cessati sia pari a meno 722, rispetto ai meno 442 del settembre 2021 e ai meno 664 del 2020, su un dato regionale di meno 5.029, il dato complessivo del terzo trimestre dell’anno si mantiene ampiamente in positivo, con 3.326 posizioni lavorative in più.

L’ANDAMENTO
E se è vero che rispetto a settembre di un anno fa si registra una flessione di 441, perché il saldo era stato pari a 3.767 posti di lavoro in più, si tratta di un valore superiore non solo rispetto ai 2.658 del terzo trimestre 2020, l’anno del Covid con dinamiche peculiari, ma anche rispetto ai 3.177 del terzo trimestre 2019. Fra l’altro, un effetto importante sui numeri del 2021 lo ha avuto l’apertura di Amazon, ma soprattutto il blocco dei licenziamenti in vigore fino al 31 ottobre di un anno fa. La fine delle misure straordinarie per contrastare gli effetti della pandemia in Polesine non sembra aver avuto ripercussioni, come l’effetto Covid sulle dinamiche occupazionali nel 2020, in provincia è risultato pressoché nullo, perché alla fine del primo anno di pandemia il numero di nuove assunzioni è stato superiore di 620 unità rispetto alle cessazioni. Volendo raffrontare il dato con il 2019, la perdita è risultata di appena 55 posti, perché in quell’anno il saldo occupazionale era stato pari a 675.
Ancora non si sa quale potrà essere il dato finale del 2022 e le prospettive non sono rassicuranti. Tuttavia i primi nove mesi dell’anno sono stati confortanti. Le assunzioni sono state 23.921, superiori alle 23.443 dei primi nove mesi dello scorso anno nonché alle 21.430 dello stesso periodo del 2020 e anche alle 23.891 del 2019. La flessione dei posti di lavoro rispetto a un anno fa, dunque, è da imputarsi alle cessazioni, 20.595 rispetto a 19.610, mentre nello stesso periodo del 2020 erano state 18.760 e nel 2019 20.714.

IL COMMENTO


«Complessivamente, da inizio anno il mercato del lavoro veneto - spiega Veneto Lavoro - ha registrato una crescita di 71mila posti di lavoro dipendente, così suddivisi: 16mila nel settore primario, 18mila nell’industria e 37mila nei servizi. La domanda di lavoro è aumentata del 19%, con andamenti particolarmente vivaci nei settori delle calzature (più 59%), dell’occhialeria, della concia e del turismo (tutti attorno al più 40%), mentre l’agricoltura segna un meno 6%, frutto di un anno abbastanza povero sul versante dei reclutamenti. L’andamento occupazionale dei primi nove mesi dell’anno è positivo in tutte le province, con l’eccezione di Belluno (meno 1.400), soprattutto nelle province ad elevata propensione turistica di Venezia e Verona, che registrano i saldi più positivi, rispettivamente 23.000 e 26.300 posti di lavoro in più da inizio anno. Più distanti, ma sempre in terreno positivo, Treviso più 7.700, Padova più 7.100, Vicenza più 5.100 e Rovigo più 3.300. Il volume delle assunzioni è in netto incremento rispetto al 2021, con un massimo del più 36% a Venezia e un minimo del più 2% a Rovigo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino