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PADOVA - È un problema di quantità ma anche e soprattutto di qualità. Servono lavoratori da assumere ma servono soprattutto figure già formate e qualificate, pronte a tuffarsi nella stagione estiva alle porte. Bar, ristoranti, alberghi e piscine sono a caccia di 3.500 addetti da impiegare a partire da giugno fino a settembre. Trovarli non è semplice perché il problema della carenza di organico è cronica e i contratti proposti sono soprattutto stagionali con una durata di tre o quattro mesi. E così basta fare una passeggiata nel centro di Padova per imbattersi in tantissimi cartelli simili affissi sulle vetrine: «Cercasi personale».
I LOCALI
I fronti principali sono due, quello della ristorazione e quello della ricezione. Gli oltre tremila locali padovani danno lavoro ad oltre 13 mila persone e l’associazione dei pubblici esercizi Appe stima che siano circa 2.500 i dipendenti mancanti, concentrati soprattutto nei ristoranti e nei bar aperti alla sera. Servono soprattutto camerieri, aiuto-cuochi e aiuto-pizzaioli.
«Le motivazioni ormai sono note. Nel periodo più buio dell’emergenza legata al Covid molti lavoratori hanno cambiato settore scegliendo industria, trasporti, logistica e grande distribuzione - sottolinea il segretario dell’Appe Filippo Segato -. C’è anche da dire che molti lavoratori stranieri in piena pandemia sono rientrati nel loro Paese di origine e poi non sono ancora tornati in Italia, quindi viene a mancare anche quella fetta di forza lavoro composta da dipendenti provenienti soprattutto da nord Africa ed est Europa ma anche dal sud America».
GLI STIPENDI
I dati dell’Appe dicono che attualmente il 55% dei lavoratori ha contratti a tempo indeterminato, il resto a tempo determinato oppure a chiamata. La busta paga standard per un cuoco di livello 4 è di 1.560 euro lordi, 1.350 euro netti. Per un livello 5 (cameriere, barista) si scende a 1.463 lordi, 1.270 netti.
«È innegabile che il nostro settore offra un’attività lavorativa concentrata nei momenti in cui le altre persone sono fuori a divertirsi - prosegue Segato -, questo aspetto ora comporta difficoltà di trovare lavoratori.
LE CONSEGUENZE
«La carenza di personale comporta difficoltà operative - insiste Segato -. Lo vediamo anche nelle riunioni che organizziamo visto che molti non possono partecipare proprio perché devono stare in cucina o dietro al bancone. E conosco anche ristoratori che stanno riducendo l’orario di apertura oppure il numero di tavoli, rinunciando a banchetti, proprio perché non hanno personale a sufficienza».
La ricetta, secondo Segato, è «il ritorno dei voucher tradizionali consegnati ai dipendenti che poi vanno ad intascarli. È un sistema che permetterebbe di andare a intercettare molti più lavoratori».
GLI HOTEL
È alla ricerca costante di personale anche il settore ricettivo. In provincia di Padova si contano 200 attività alberghiere: 40 in città, 85 nel bacino termale, le altre sparse per il territorio dall’Alta alla Bassa padovana. Nei momenti di picco danno lavoro a seimila persone alle terme e ad altre tremila persone nel resto della provincia. Marco Gottardo, direttore di Federalberghi Terme Abano Montegrotto, stima che ne manchino tra il 10 e il 15%: servirebbe quindi un migliaio di addetti. Anche le piscine si stanno mettendo in moto a pieno ritmo in vista dell’estate e sono alla ricerca di bagnini e altri lavoratori.
«Nel nostro settore la mancanza è soprattutto qualitativa - spiega Gottardo -. Le aziende che riescono a garantire un contratto annuale hanno meno problemi rispetto a chi cerca contratti stagionali». Gottardo, però, batte forte su un concetto: «Dobbiamo uscire dalla banalizzazione dell’opinione pubblica che invita gli imprenditori a pagare di più i dipendenti. Qui parliamo di un contratto nazionale, a cui Federalberghi aderisce. Non ci sono contratti pirata. Il problema è un altro: non è facile trovare figure con nuove qualifiche. Penso alle competenze digitali e commerciali ma anche ad una ristorazione meno tradizionale. Noi non troviamo lavoratori mentre la gente cerca lavoro: so che sembra un paradosso, ma accade davvero. C’è un buco sulle competenze ed è traversale: riguarda gli alberghi ma anche piscine e centri benessere».
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Il Gazzettino