AZZANO - Nell’immediata periferia, in via Trieste, nel laboratorio artigianale di maglieria della creativa Dalida Pantarotto, 57 anni, nascono capi fashion destinati alle...
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LA PASSIONE
«Ho sempre voluto “fare moda” sin da bambina. Dopo le scuole medie - racconta - andai a scuola di taglio e cucito. Volevo diventare sarta e avevo contattato l’atelier del sarto Roberto Reali. Sognavo di lavorare in quello spazio che a quei tempi, era una sartoria famosa. Ma dovetti fare i conti con le idee di mio padre: secondo lui ero una ragazzina e non potevo andare a lavorare da sola con un uomo. Così rinunciai. Ma mi pesava. Non volevo gettare la spugna. Così, dopo aver aperto una piccola sartoria in casa, specializzandomi giorno dopo giorno nel lavoro a mano e nel ricamo, andai a lavorare in un’azienda di maglieria di Villotta, la Corini, ancora esistente e con la quale ancora collaboro. Qui ho acquisito esperienza, tecnica e creatività, tanto che dopo due anni, nel 1985, ho aperto la mia attività». Nel frattempo Dalida si era sposata ed era diventata mamma.
IL VALORE DEI FILATI
«La maglieria è dunque sempre stato il mio lavoro, il mio amore per il filo, che è ben diverso dal tessuto. Il tessuto lo guardi ed è lui che ti dice cosa fare, il filo non ti dice nulla, sta a te creare. Ho imparato via via a lavorare maglieria di alta qualità, per capi che durano una vita». Ha lavorato per anni con Benetton e poi per Corini. «Ho iniziato a investire, ho acquistato le prime macchine da cucire per maglia, chiaramente usate, e ho assunto la prima ragazza nei primi anni ’90, per arrivare in pochi anni a una decina di dipendenti - racconta -. Ci sono stati anche momenti difficili, come la perdita di mio marito. Ma sono andata avanti, cercando di alzare l’asticella dei prodotti su misura. Nel tempo ho limitato le commesse di minor valore, puntando sulla qualità. Così le grandi firme, anche con la crisi economia, ci hanno permesso di continuare a lavorare. Oggi lavoro per privati e per 4 aziende - conclude - loro ci mandano i capi, noi li assembliamo e li rifiniamo a mano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino