Volevano distruggere la Debby Line: il rogo è doloso, trovati numerosi inneschi

Troppi dubbi sull'incendio, così violento da divorare in poche ore 10mila metri quadrati sui 18mila di superficie complessiva del capannone

GIAVERA - Troppi dubbi su quell'incendio, così violento da divorare in poche ore 10mila metri quadrati sui 18mila di superficie complessiva del capannone. La Debby...

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GIAVERA - Troppi dubbi su quell'incendio, così violento da divorare in poche ore 10mila metri quadrati sui 18mila di superficie complessiva del capannone. La Debby Line, azienda di logistica, a Cusignana aveva uno dei propri magazzini che è andato a fuoco un mese e mezzo fa. Adesso, la svolta nell'indagine. Il sostituto procuratore Giulio Caprarola ha aperto un fascicolo d'indagine per incendio doloso. A insospettire non soltanto la rapidità del fuoco, ma anche il fatto che il nucleo del Niat dei Vigili del fuoco ha individuato diversi focolai all'interno del capannone, distanti l'uno dall'altro. Ipotesi poco plausibile per un incendio scoppiato per cause naturali dove, al massimo, l'innesco potrebbe essere fornito da un pannello elettrico che salta o da un contatto tra fili elettrici. Inoltre, è ancora tutto da verificare se l'impianto anti incendio sia entrato in funzione, oltre a quello d'allarme che invece ha fatto il suo dovere allertando i soccorsi e lo stesso titolare della ditta, Luca Pavin, che a Cusignano aveva preso in affitto la struttura, coperta da regolare assicurazione. L'ultimo dubbio: le fiamme erano divampate alle 18,30 appena la fabbrica aveva chiuso i battenti e, all'interno, non c'era più nessuno che potesse dare un allarme tempestivo.

LA PROCURA
«Non si tratta delle conclusioni dell'inchiesta - ci tiene a precisare il Procuratore Marco Martani - ma ci sono tutti gli elementi per indurre ad indagare su un'azione voluta». Il Procuratore della Repubblica sottolinea che non ci sono collegamenti con gli altri, purtroppo troppo numerosi, incendi che hanno interessato strutture produttive e commerciali nella Marca. «La settimana scorsa abbiamo fatto una riunione con i sostituti che hanno in capo indagini di incendi e non è stato per ora ravvisato un collegamento. Non possiamo dire che sono le stesse mani ad aver appiccato il fuoco nelle diverse strutture della Marca. Mentre il movente potrebbe essere troppo vario per definire un minimo comune denominatore, basandosi solo su quello. Comunque, le indagini sono aperte».
Intanto, sono state effettuate le stime dei danni che superano diverse centinaia di migliaia di euro in quanto sono andati distrutti oltre 20mila capi di abbigliamento che vi erano immagazzinati.

LA RICOSTRUZIONE


L'incendio è scoppiato verso le 18.30 e quando i pompieri sono arrivati, poco dopo, il capannone era già perso. I pompieri hanno faticato ad entrare, procurandosi un varco attraverso le porte di emergenza. E sono stati bravi a tagliare il fuoco con una lama d'acqua che ha impedito alle fiamme di propagarsi nel secondo capannone, disposto a gomito rispetto al primo. E ha salvato il piano interrato, una porzione di 4mila metri quadrati, stipati di merce. Luca Pavin, il giorno dopo l'incendio era in azienda ma aveva preferito non parlare. «Non me la sento di rilasciare alcuna dichiarazione» aveva detto. Adesso, la svolta.


 

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Il Gazzettino