TRIESTE Il primo rapporto settimanale dell'Istituto superiore di sanità sul monitoraggio dei dati epidemiologici nelle singole regioni è già un caso. E la...
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LA TABELLA
In Friuli Venezia Giulia non c'è alcuna allerta in corso, secondo l'Iss. Ma l'incidenza settimanale del contagio è intermedia-bassa e non bassa e basta. Il valore a cui si fa riferimento nel primo report settimanale su base regionale (ne arriverà uno ogni sette giorni per monitorare la tenuta del sistema nella fase due) è l'RT, diverso dal famoso R0. L'R0, infatti, misura la velocità di trasmissione senza misure di contenimento, riferendosi quindi alla fase iniziale dell'epidemia, mentre l'RT tiene conto proprio delle restrizioni e parametra il risultato del tasso di circolabilità del virus alla minor circolazione delle persone.
Ebbene, in Friuli Venezia Giulia la stima dell'RT fatta dall'Istituto superiore di sanità è di 0,86, quando la media nazionale è compresa tra 0,2 e 0,6. La stessa stima, ma applicata alla Lombardia, parla di un RT potenziale di 0,62, quindi inferiore a quello del Friuli Venezia Giulia. Un dettaglio che ora la Regione, intesa come istituzione, vuole chiarire.
IL SISTEMA SANITARIO
Tutto in regola, invece, per quanto riguarda la pressione dell'epidemia sul sistema sanitario, che oggi in Fvg è praticamente nulla. Infatti anche per l'Iss la valutazione relativa all'aumento di trasmissione ed attuale impatto di Covid-19 sui servizi assistenziali si conclude con un responso che è una buona notizia: sotto questo profilo, il rischio in regione è basso, non intermedio.
LE RILEVAZIONI
Ogni settimana la Regione dovrà inviare a Roma un report con i dati del contagio e la situazione del sistema sanitario. Ma il bilancio appena pubblicato dall'Iss fa riferimento - ed è un dettaglio importante - all'ultima piccola porzione di lockdown vero (cioè antecedente al 4 maggio) e solo ai primi giorni della fase due. «Lo studio - si legge nel rapporto consegnato anche al Friuli Venezia Giulia - riflette la situazione epidemica di circa 2-3 settimane fa (quando i casi segnalati nella settimana 4-10 maggio 2020 si sono infettati), e quindi nella fase conclusiva di un periodo prolungato di lockdown».
Sarà doveroso, quindi, attendere almeno il secondo report ufficiale (tra sette giorni) per capire la reale portata dell'impatto causato dalle riaperture del 4 maggio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino