Sanità in Fvg. Guardie mediche in sofferenza, la denuncia: «Durante le feste solo due medici in servizio»

Sanità in Fvg. Guardie mediche in sofferenza
Si riparte da dove si era fermato tutto per le elezioni. Già, perché tra qualche giorno, con la composizione della nuova giunta, si riprenderanno i lavori per...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Si riparte da dove si era fermato tutto per le elezioni. Già, perché tra qualche giorno, con la composizione della nuova giunta, si riprenderanno i lavori per cercare di trovare le soluzioni alle emergenze della sanità. E c'è subito da dire che i problemi, ovviamente sono gli stessi.


GUARDIA MEDICA


«Dopo i turni saltati, un servizio intermittente e la razionalizzazione delle sedi, che hanno caratterizzato gli ultimi anni, la guardia medica continua ad essere in forte sofferenza. Durante le ultime festività, tra Pordenone, Sacile e la Bassa pordenonese, sarebbero stati, nella peggiore delle ipotesi, appena due i medici in servizio, uno a San Vito, per coprire anche la zona di Azzano Decimo e l'altro nella cittadella della salute del capoluogo». A denunciarlo è il neo riconfermato consigliere regionale del Pd, Nicola Conficoni. Un problema serio quello delle guardie mediche, la continuità assistenziale, ossia i medici che sostituiscono i dottori di famiglia durante le festività. Il primo presidio sul territorio durante i giorni prefestivi e festivi. Ma se mancano medici, è naturale che le persone che stanno male si rivolgano direttamente al pronto soccorso intasando uno dei servizi più importanti dell'ospedale comunque in affanno perchè in carenza di personale vista l'assenza di medici interventisti e infermieri.


LE CARENZE


Se la provincia di Pordenone è senza dubbio quella che ha le sofferenze maggiori, i problemi esistono anche nell'udinese, territorio ancora più grande e in asfissia per quanto riguarda la continuità assistenziale. Ne sanno qualche cosa nell'area collinare, un medico solo per l'intera zona, ma la stessa cosa vale per la Bassa friulana. Stanno un po meglio a Udine città, mente la montagna è quasi un deserto.


L'ATTACCO


«Se la notizia che la scorsa settimana durante le festività abbiamo operato sul territorio solo due guardie mediche - va avanti Conficoni - fosse confermata, descriverebbe una situazione sempre più insostenibile sia per i cittadini, sia per il personale che si ripercuote inevitabilmente sul pronto soccorso. Mentre si paventa una conferma dell'assessore Riccardi al referato della Sanità - conclude - le difficoltà in cui versa il sistema sanitario pubblico persistono, così come la malcelata intenzione di accrescere significativamente il peso dei privati che assumono i dipendenti in uscita dagli ospedali indebolendoli ulteriormente. Se i problemi sono sotto gli occhi di tutti, non altrettanto si può dire per le soluzioni che Stato e Regione devono condividere al fine di superarli. Senza prospettive di miglioramento, la fuga di operatori sempre più stremati rischia di aggravarsi ulteriormente. Urge, dunque, un cambio di passo - conclude Conficoni - senza il quale sarà difficile risollevare le sorti della sanità pubblica, l'unica in grado di assicurare a tutti il diritto alla salute».


LE FERIE


A una situazione già di grossa difficoltà si somma un'altra questione non da poco: il piano ferie delle strutture ospedaliere. Ilo primo incontro è già stato fatto con le organizzazioni sindacali e da quello che è emerso, sia a Udine che a Pordenone, per garantire lo smaltimento delle ferie del personale sarà necessario ridurre il numero degli interventi chirurgici programmati chiudendo sale operatorie, accorpare posti letto e limitare al massimo i servizi sul territorio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino