L'artista che ha numerato i negozi sfitti a Venezia: «Ho agito di notte, ora tocca a Mestre»

Freak of Nature
VENEZIA - Centotrenta attività sfitte censite, con tanto di numerazione dipinta sulle vetrine impolverate, ormai svuotate della loro essenza, come fosse un itinerario a...

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VENEZIA - Centotrenta attività sfitte censite, con tanto di numerazione dipinta sulle vetrine impolverate, ormai svuotate della loro essenza, come fosse un itinerario a tappe, per un totale di circa 250 locali chiusi contati in centro storico. Quello messo in atto da Freak of Nature nome d'arte dietro al quale si cela l'identità della protagonista, originaria di Milano ma abitante in Veneto è stato un blitz artistico durato sette ore e iniziato sabato sera, intorno alle 21.30, nel contesto di una città vuota e silenziosa. E fra le prossime azioni, Freak of Nature ne immagina anche a Mestre e Marghera, dove anche lì le attività sfitte o chiuse abbondano.


LA SQUADRA

Alle performance di Vicenza, Bassano e Belluno, inserite in un progetto partito qualche mese fa e dedicato ai centri urbani del nord che stanno via via smarrendo la propria identità, si è così aggiunta quella di Venezia. Per la quale l'artista si è avvalsa della collaborazione di un giovane residente che ha fatto da guida, oltre che di una receptionist, di un editor letterario, di un videomaker e di un laureato in Lettere.
«Il gruppo non è mai lo stesso. Si tratta di persone diverse, che con l'arte nulla hanno a che fare», spiega Freak of Nature, stupita da un aspetto che ha accomunato i quattro blitz notturni. Nell'orario in cui la sua street art ha preso vita, le vie erano completamente deserte, al di là delle zone della movida. «Per censire le attività chiuse basta fare un giro prima di dipingerle: di solito tendo a segnare tutto con adesivi, ma a Venezia mi sono limitata ad un paio di sopralluoghi».


CANNE DI BAMBÙ

Accanto alla numerazione apposta su quei vetri invecchiati dall'inutilizzo, spicca anche la firma dell'artista, che anni fa scelse proprio la realtà d'acqua per i suoi studi universitari: delle canne di bambù verdi e stilizzate, «di una semplicità estrema, in quanto chiamate a creare una suggestione. Rportano vita dove la vita non c'è. Il colore viene via facilmente (vengono utilizzate infatti tempere a base d'acqua ndr), ma in realtà dovrebbe essere cancellato solo nel momento in cui al posto del bambù arrivi qualcuno».
Una pianta, quella scelta, molto infestante.
«Un po' come l'uomo ride E Venezia, abusata per decenni dalle milioni di persone che l'hanno attraversata, immaginandola come una sorta di Gardaland, ne è la prova».


15 ANNI

Freak of Nature si occupa di abbandoni ormai da 15 anni, avendo iniziato ad operare nell'ambito degli ecomostri, quali l'Onda Palace di Padova o l'area di Borgo Berga a Vicenza, dove aveva usato stoffa colorata. Poi, con l'arrivo della pandemia, la decisione di spostare l'attenzione anche sui centri cittadini aree che gli street artist tendono ad evitare per sottolineare come le città si stiano svuotando da ogni punto di vista. «Prendere come riferimento i negozi non significa rivolgere una critica a chi quegli spazi li affitta o meno. Sono semplicemente il segno di un contesto urbano che si svuota e perde identità, dunque non più a misura di chi li dovrebbe vivere. È un momento in cui molte città così diverse fra loro si stanno allineando. Un aspetto che mi rattrista».


Un plauso all'iniziativa è arrivato dal consigliere comunale Marco Gasparinetti (Terra e Acqua), sorprendendo non poco l'artista, abituata a ricevere ben altro trattamento dalle amministrazioni del territorio. «Ci sono stati assessori che hanno paventato azioni che alla fine non ci sono state. Il mio obiettivo? Coinvolgere anche le amministrazioni per avviare un ragionamento insieme».

 

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Il Gazzettino