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Una normativa che non solo sta generando molta confusione tra gli appassionati di montagna, vecchi o nuovi che siano, ma che rischia di mettere in difficoltà anche chi sul territorio opera per tutelare la salvaguardia degli escursionisti. Dal primo gennaio il decreto legislativo 40 ha rivisto le norme di sicurezza nelle discipline sportive invernali. Sotto “accusa” l’articolo 26 in cui si obbligano i “soggetti che praticano scialpinismo, sci fuoripista o attività escursionistiche in particolare ambienti innevati, anche mediante racchette da neve” a dotarsi dei sistemi elettronici di “segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso”. Se per i primi due soggetti l’interpretazione non è difficile, ecco che tra i “ciaspolatori” tra indici di rischio valanghe, condizioni climatiche e tipologia della neve, tutto si è fatto improvvisamente nebuloso.
OPERATORI
Così se Gian Paolo Boscariol del comitato direttivo centrale Cai ribadisce che “si tratta di una formulazione non chiara che potrebbe generare contenziosi interpretativi”, rispondere alla domanda dove e in quali condizioni sia obbligatorio usare il kit ARTVA, pala e sonda, non è facile. «Definire tutto così nel dettaglio diventa molto difficile - spiega Sergio Buricelli, presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Fvg - perché si rischia di creare confusione quando invece l’obiettivo è evitare l’incidente».
CIASPOLE
D’altronde la valanga non guarda in faccia a nessuno e, per assurdo, con le ciaspole potrebbe essere ancora peggio che con gli sci: in caso di distacco provocato da altri o da noi stessi, infatti, siamo più lenti ed è quasi impossibile fuggire. Eppure in questi giorni per molti ciaspolatori il dubbio era uno solo: che rischio ho di essere multato facendo una camminata in un bosco o su un percorso considerato sicuro? «Se su un percorso non è mai successo nulla ben venga - prosegue Luca Onofrio capo stazione CNSAS di Tarvisio - ma questo non significa che non possa capitare. Gli ambienti sicuri sono troppo soggettivi. Secondo Werner Munter (nivologo di caratura internazionale ndr) ad esempio ovunque c’è neve e c’è un pendìo, c’è sempre un pericolo di valanga». Per Onofrio, sanzione a parte, avere il kit deve essere un gesto di altruismo. «Chiunque può essere spettatore di un evento tragico. Statisticamente una persona travolta ha diciotto minuti per salvarsi e i primi dieci sono fondamentali. Più il tempo passa e meno possibilità c’è di sopravvivere». Secondo lui, quindi, il kit deve diventare quindi parte integrante dell’attrezzatura base per fare escursionismo. Serve, però, saperlo usare correttamente. «Averlo non basta, bisogna affidarsi a degli esperti che ci insegnino come va usato». Un uso scorretto, infatti, rischia di fare più danni che altro.
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Il Gazzettino