Una normativa che non solo sta generando molta confusione tra gli appassionati di montagna, vecchi o nuovi che siano, ma che rischia di mettere in difficoltà anche chi sul territorio opera per tutelare la salvaguardia degli escursionisti.
OPERATORI
Così se Gian Paolo Boscariol del comitato direttivo centrale Cai ribadisce che “si tratta di una formulazione non chiara che potrebbe generare contenziosi interpretativi”, rispondere alla domanda dove e in quali condizioni sia obbligatorio usare il kit ARTVA, pala e sonda, non è facile. «Definire tutto così nel dettaglio diventa molto difficile - spiega Sergio Buricelli, presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Fvg - perché si rischia di creare confusione quando invece l’obiettivo è evitare l’incidente». Buricelli, che ricorda come tra le funzioni del Cnsas sia anche quella di «lavorare su previsione, divulgazione e corretta informazione», pone l’accento sul fatto che il kit di autosoccorso «seppur fondamentale» è solo una parte di tutto un meccanismo più complesso e che comunque «quando lo usiamo, significa che qualcosa è già andato storto». Se il legislatore, visto l’aumentare degli incidenti, ha probabilmente agito affinché l’utilizzo di questi apparati salvavita diventi la “normalità” per chiunque si appresti a compiere una gita in montagna, si corre però il rischio di instillare nella mente - soprattutto degli escursionisti della domenica - che «il kit diventi un portafortuna. Che con questo si diventi immuni da ogni pericolo infondendo una falsa sensazione di sicurezza».
CIASPOLE
D’altronde la valanga non guarda in faccia a nessuno e, per assurdo, con le ciaspole potrebbe essere ancora peggio che con gli sci: in caso di distacco provocato da altri o da noi stessi, infatti, siamo più lenti ed è quasi impossibile fuggire. Eppure in questi giorni per molti ciaspolatori il dubbio era uno solo: che rischio ho di essere multato facendo una camminata in un bosco o su un percorso considerato sicuro? «Se su un percorso non è mai successo nulla ben venga - prosegue Luca Onofrio capo stazione CNSAS di Tarvisio - ma questo non significa che non possa capitare. Gli ambienti sicuri sono troppo soggettivi. Secondo Werner Munter (nivologo di caratura internazionale ndr) ad esempio ovunque c’è neve e c’è un pendìo, c’è sempre un pericolo di valanga». Per Onofrio, sanzione a parte, avere il kit deve essere un gesto di altruismo. «Chiunque può essere spettatore di un evento tragico. Statisticamente una persona travolta ha diciotto minuti per salvarsi e i primi dieci sono fondamentali. Più il tempo passa e meno possibilità c’è di sopravvivere». Secondo lui, quindi, il kit deve diventare quindi parte integrante dell’attrezzatura base per fare escursionismo. Serve, però, saperlo usare correttamente. «Averlo non basta, bisogna affidarsi a degli esperti che ci insegnino come va usato». Un uso scorretto, infatti, rischia di fare più danni che altro.