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VENEZIA - Non c’è spazio per l’ipotesi di un’avaria al motore nell’informativa che ieri sera il comando di polizia locale di Venezia e la capitaneria di porto hanno spedito in procura dopo i primi approfondimenti sull’incidente dell’idroambulanza del Suem che sabato, poco dopo le 16.30, è letteralmente volata sopra la passerella dell’imbarcadero Actv dell’ospedale Civile distruggendo un corrimano. Le ipotesi principali messe nero su bianco dalla polizia locale e dalla capitaneria di porto parlando di un errore umano o di una fatalità che solo per un gioco benevolo del destino non si è trasformato in tragedia: se il pontile Actv del Santi Giovanni e Paolo avesse ospitato persone in attesa del vaporetto, per loro non ci sarebbe stato scampo. Sabato sera però, a poche ore dall’incidente, la pista più battuta era quella di un problema legato al motoscafo del Suem, ma erano - quelli - i primi passi di un’inchiesta destinata a dipanarsi in altre direzioni. Con il passare del tempo e con accertamenti sempre più approfonditi da parte degli inquirenti, l’orizzonte è cambiato e ciò che prima era, se non escluso, almeno messo in secondo piano, è diventato il centro dell’informativa sulla quale, da stamattina, lavorerà la magistratura. Con l’idroambulanza e l’imbarcadero messi sotto sequestro, gli esperti hanno analizzato ogni dettaglio a bocce ferme e a saltare all’occhio sarebbe stato il funzionamento del motore del motoscafo del 118 che sabato pomeriggio non solo si sarebbe comportato come sempre, ma anche avrebbe sprigionato una potenza così forte da far volare l’imbarcazione dopo un’accelerazione di una ventina di metri.
Cosa sia successo in dettaglio è quello che polizia e capitaneria vogliono capire.
Il Gazzettino