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MESTRE - Quando Ernesto Forcato il 3 maggio del 2015, a 70 anni, entrò al Pronto Soccorso non pensava che la sua strada si sarebbe conclusa pochi giorni dopo all'ospedale dell'Angelo, alle 5:30 del mattino del 7 maggio. Ora l'Ulss 3 Serenissima è stata condannata a pagare 568.788 euro alla moglie e al figlio (seguiti dall'avvocato Anna Chiara Ronconi) come risarcimento del danno derivato dalla morte del marito e padre. All'epoca la moglie aveva 50 anni e il figlio 18. Con la morte dell'uomo vennero a mancare un compagno affiatato e un padre premuroso, una perdita che il giudice del Tribunale Civile di Venezia, Ivana Morandin, ha stabilito che deve essere risarcita riconoscendo la responsabilità dei sanitari. L'Ulss 3 si era opposta eccependo l'improcedibilità del giudizio, la carenza di legittimazione dei ricorrenti e l'insussistenza di responsabilità dei sanitari.
LA PERIZIA
Ma il giudice ha aderito integralmente alle conclusioni della perizia del Ctu (Consulente tecnico d'ufficio) secondo la quale, in sintesi, i sanitari, per imprudenza, negligenza ed imperizia, sottostimarono tutta una serie di sintomi che avrebbero dovuto indirizzare verso una diagnosi di embolia polmonare ed omisero di adottare i presidi meccanici, farmacologici, diagnostici e terapeutici che la situazione acuta avrebbe richiesto, così cagionando il decesso del paziente.
GLI ERRORI
In quella fase non gli fecero nemmeno una emogasanalisi (la misurazione di alcuni parametri sanguigni, tra cui i livelli circolanti di ossigeno e anidride carbonica), e quando Ernesto svenne si limitarono a fargli un elettrocardiogramma, e non gli fecero invece ulteriori semplici e routinari esami, nel sospetto più che probabile dell'evento più frequente nel post-operatorio di soggetti sottoposti ad intervento addominale di resezione colica, ossia la trombosi venosa associata ad embolia polmonare. Gli somministrarono, invece, plasma expander, una soluzione acquosa che viene usata dopo gravi emorragie. Ernesto, però, non aveva nessuna emorragia anzi gli esami indicavano il contrario, cioè una emoconcentrazione, vale a dire l'aumento della concentrazione del sangue per accrescimento numerico dei globuli rossi. Oltre a questo mancarono misurazioni della frequenza respiratoria, uno studio della desaturazione e un obiettivo esame delle estremità inferiori, nonostante l'età del paziente, il tipo di intervento subito, la tachicardia registrata e la presenza di una neoplasia maligna. Secondo i periti, se al paziente nel pomeriggio del 6 maggio avessero fatto una semplice puntura di eparina, avrebbero significativamente ridotto il rischio mortale.
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Il Gazzettino