CHIOGGIA - Il tatuaggio di una testa di tigre sulla spalla, un paio di occhiali e le chiavi della macchina: sono questi i tre elementi che rendono pressoché certa...
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IL RITROVAMENTOIl corpo è stato avvistato da un pescatore verso le 9 di ieri mattina. Galleggiava a faccia in giù ed era, evidentemente, morto da tempo. Il pescatore ha chiamato i soccorsi, arrivati sul posto con i vigili del fuoco di Venezia, Polizia e Guardia di finanza. Prima di procedere al recupero, il corpo è stato esaminato dal medico legale e solo verso le 12 e mezza, con il nulla osta del magistrato di turno, è stato spostato su un'imbarcazione. Un'operazione non agevole, viste le cattive condizioni di conservazione, effettuata facendo passare una rete sotto il cadavere e sollevandola, poi, contemporaneamente dai quattro angoli. La salma è stata portata all'obitorio dell'ospedale di Chioggia, a disposizione del magistrato. I primi elementi che hanno fatto pensare a Febo sono stati il lungo periodo di permanenza in acqua, compatibile con i tre mesi trascorsi, e la mancanza in questo periodo di altri casi di scomparsa in laguna. Anche gli indumenti, un giubbotto rosso e pantaloni mimetici, per quanto caratteristici dell'abbigliamento di molti pescatori, erano simili a quelli che, secondo familiari e amici, Febo indossava la notte dell'incidente. Infine, quando il corpo e il contenuto dei vestiti sono stati esaminati, sono stati scoperti il tatuaggio, gli occhiali e le chiavi. Queste ultime sono state provate sulla vettura di Febo, che si è accesa, mentre gli occhiali sono stati mostrati in foto ai familiari i quali hanno confermato che il loro congiunto aveva un tatuaggio di quel tipo sulla spalla.
POCHI DUBBII dubbi sull'identità sarebbero dunque pochissimi, ma potrebbero volerci uno o due giorni per il riconoscimento ufficiale. Rispetto al luogo del naufragio il corpo è stato ritrovato a non molta distanza e la spiegazione del perché non sia stato visto prima, nonostante tutte le ricerche effettuate dai vigili del fuoco, potrebbe essere dovuta alla presenza, in prossimità della diga di Malamocco di una profonda buca sui 50 metri, dove Febo potrebbe essere rimasto incastrato e risalito, in questi giorni, in seguito all'aumento delle temperature che l'avrebbe raggiunto anche sotto la massa d'acqua che lo nascondeva. Vivissima l'emozione in città, con migliaia di messaggi comparsi sui social a sottolineare la fine della tribolazione per la numerosa famiglia (Endri lascia la moglie, un figlio appena undicenne, la madre, oltre a cinque fratelli con i rispettivi congiunti) e la possibilità di rendere l'estremo saluto all'ennesima vittima di un lavoro dove il rischio della vita è all'ordine del giorno.
Diego Degan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino