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Anche la Rettore usa il palco contro la guerra. Come i Måneskin, grida il dissenso a modo suo. «Se qualcuno può dare una pillolina a Putin, per favore!», urla al pubblico del Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano durante il suo concerto dopo il brano "Karakiri", seconda traccia dell’album “Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide” pubblicato nel 1982 che, partendo dalla filosofia giapponese, canta proprio di suicidio, morte, guerra. Due ore di concerto ieri sera - 27 aprile - con una scaletta che ripercorre la sua quasi cinquentennale carriera con oltre 27 milioni di dischi nel mondo. Spirito libero, icona (anche se la parola non le piace) di un linguaggio musicale indipendente, la 66enne cantante trevigiana, ha messo in scena pezzi simbolo dei suoi 19 album.
Schietta, vera, provocatrice. Coccola i suoi fan, li ascolta, si ferma e firma autografi nel bel mezzo del concerto. «Vi voglio bene - dice rivolgendosi al pubblico milanese - cerchiamo di lasciare alle spalle questo brutto momento e andiamo avanti».
Rettore ringrazia, canta con il pubblico, sorride, interagisce. Il suo bis è Chimica, con cui saluta tutti. Resta sempre la ruggente leonessa. Strepitosa. Il tour, dopo Milano, prosegue a Varese (29 aprile) e a Roma (Teatro Brancaccio, 21 maggio).
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