Don Luca Favarin rompe con la diocesi: «Pronto a lasciare il sacerdozio».

Luca Favarin
PADOVA - Don Luca Favarin, responsabile di un centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo, oltre che referente di una cooperativa che gestisce il ristorante...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PADOVA - Don Luca Favarin, responsabile di un centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo, oltre che referente di una cooperativa che gestisce il ristorante equo solidale Strada Facendo, da sempre in prima linea sui temi dell'accoglienza e dei diritti civili, è pronto a rompere con la Diocesi di Padova e a lasciare il sacerdozio. Lo scrive lo stesso prete in un post su Facebook dai toni molto duri nei confronti della Curia. Non si fa riferimento ad episodi specifici, ma si fa capire - citando una canzone di Fabrizio De Andrè - che la rottura sarebbe imminente.

TOLGO IL DISTURBO
«Il coraggio di togliere il disturbo? Eccolo». È sempre stato abituato a spalancare le porte, ma questa volta don Luca Favarin si fotografa davanti ad un portone chiuso e decide di non aprirlo più. Con un lungo post su Facebook il cinquantenne prete di strada padovano - noto per il suo impegno al fianco delle prostitute e dei migranti - annuncia l'intenzione di lasciare la Chiesa. Lo fa usando parole molto forti e sottolineando due concetti fondamentali e quanto mai attuali: è favorevole sia alle unioni tra persone omosessuali sia ad una legge per il fine vita.

IL PERCORSO
Don Favarin, una lunga esperienza di missioni umanitarie e due lauree (la prima in Filosofia e teologia, la seconda in Scienze della formazione ottenuta lo scorso maggio), era stato ordinato sacerdote nel 1998. In questi anni ha rappresentato una delle figure religiose più note e più mediaticamente presenti. Con la sua Percorso vita onlus ha portato avanti una serie infinita di progetti di accoglienza ma parallelamente si è trovato anche al centro di numerose polemiche spesso da lui stesso alimentate. La più eclatante nel 2018 quando si scagliò contro chi va in Chiesa ma poi non si dimostra accogliente nei confronti dei migranti bisognosi. «Non fate il presepe se poi non vi comportate da cristiani».

IL MESSAGGIO
Quattro anni dopo, sempre a ridosso del Natale, ecco il messaggio improvviso. «Io mi sono davvero stancato. Dopo 20 anni in cui accogliamo disgraziati di giorno e di notte, ragazzetti che arrivano nelle nostre case con la pancia piena di ovuli di droga o con la faccia dilaniata dalle risse di strada io non voglio giocare all'eroe di turno o al profetuncolo emarginato dall'istituzione ecclesiastica. Mi si dice quello che fai crea disagio alla diocesi. No cara istituzione ecclesiastica. Quello che facciamo è creare inclusione, solidarietà, accoglienza, umanità, e anche qualità e cultura. Lo chiamate disagio? È considerato incompatibile? Ne prendo atto, ma non rinuncio a fare quello che stiamo facendo: la cosa più bella della vita».
Don Favarin insiste e riporta quanto gli sarebbe stato detto: «Quello che fai è bello, ma non c'entra niente con noi. Lo fai a titolo personale. Non lo fai a nome della Chiesa. Ne prendo atto, ne sono consapevole. Ma sono passati i tempi lunghissimi in cui tacere e soccombere e portare pazienza. Ne traggo le dirette conseguenze e da persona che sta in piedi me ne vado per la mia strada».

 

IL POST DELLA ROTTURA


I TEMI CALDI
«Credo nell'inclusione e questo significa il diritto di amarsi e vedere pubblicamente riconosciuto il proprio amore anche per le persone dello stesso sesso. Credo nei diritti delle persone indipendentemente dai loro orientamenti sessuali o dai loro credi. Credo fermamente in una legge sul diritto del fine vita - evidenzia -. Questo va totalmente contro il magistero ufficiale della Chiesa e io, per correttezza e integrità, non posso esserne portavoce».

LA SCELTA
Da qui a quel portone chiuso, il passo è breve. «Accanto al coraggio di resistere c'è quello di interrompere un legame quando diventa talmente stretto da soffocare. Io ho scelto prima l'uno ora è tempo di scegliere l'altro. Parliamo lingue diverse e diamo priorità a cose diverse, siamo da troppo tempo su mondi radicalmente diversi: con infinita ed estrema serenità e gioia io continuerò domani, come ieri, ad accogliere nelle nostre comunità i ragazzetti che sono sulla strada vittime della violenza e dello sfruttamento, in nome di Dio e dell'umanità».
La chiosa: «Con chi vorrà si continuerà a volersi bene e restare in contatto. A chi vorrà prendere le distanze grazie del tempo trascorso insieme su questa pagina. Un abbraccio a tutti e avanti in direzione ostinata e contraria...in piedi a testa alta e orgogliosi di tendere la mano ai poveri, ogni giorno e ogni notte».

LA NOTA
Un'ora dopo ecco la nota ufficiale della Curia. «La Diocesi di Padova è ricca di esperienze di carità e di attività sociali di attenzione alle persone, alle diverse fragilità e ai loro bisogni. Gli esempi sono davvero molti e con le diverse realtà si opera con uno stile e un metodo: condivisione con gli organismi diocesani e con chi in diocesi segue la pastorale della carità, rapporto tra i vari enti, precise scelte di gestione e criteri di trasparenza».


Poi la conferma della diversità totale di vedute: «Pur riconoscendo lo spirito umanitario e solidale che anima l'operato di don Luca Favarin, da parte sua non si è trovata condivisione di metodo. Pertanto la Diocesi non può essere coinvolta nelle sue attività, che vengono ad assumere carattere imprenditoriale (il diritto canonico prevede che i chierici non possano esercitare attività commerciale se non con licenza della legittima autorità ecclesiastica). Don Luca Favarin, rimanendo sulle sue posizioni e su una gestione personale del suo operato anche in campo sociale, è arrivato alla conclusione di proseguire la sua attività come privato cittadino. La Diocesi ne prende atto».


 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino