BELLUNO - Denunciò gli abusi dello “zio” baby-sitter sulle sue bambine, ma ora chi rischia la vera condanna è lei: il Tribunale potrebbe portarle via le...
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LE DIFFICOLTÀ
Il padre delle ragazzine è mancato tempo fa. La mamma da sola ha sempre lottato per portare avanti la famiglia, dandosi da fare, pur con impieghi precari. Proprio per andare a lavorare aveva affidato le bimbe, all’epoca di pochi anni, a un amico di famiglia, un cittadino marocchino, cognato del suo nuovo compagno. È in quella casa che sono avvenuti gli abusi: il processo ha confermato le violenze a una delle bimbe da quando frequentava la seconda alla quinta elementare. Per la sorellina minore l’inchiesta non è andata avanti. Ma proprio da quei fatti e quelle denunce, portate avanti dalla donna con coraggio a costo di essere estromessa dalla comunità musulmana, in cui era inserita dopo la conversione, sono partite le verifiche delle assistenti sociali dell’azienda sanitaria Feltrina.
IL PROVVEDIMENTO
Era stata la donna a chiedere aiuto anche ai servizi sociali. Ma con quella denuncia e la richiesta di aiuto ha di fatto firmato la sua condanna. Secondo la tesi delle assistenti sociali la 50enne continuerebbe a frequentare la famiglia dello zio-orco. Un particolare smentito dai fatti, visto che con tanto di denuncia pubblica, la donna aveva raccontato di essere stata esclusa dalla comunità musulmana. «La madre - si legge nel decreto della Procura per i minorenni - non appare in grado di garantire alle figlie la protezione educativa e emotiva, sia per le precarie condizioni di vita in cui versa il nucleo famigliare, sia per l’imposizione di frequentare la famiglia del sospetto abusante, dimostrando di non sapere cogliere i bisogni e la necessità di rielaborare i traumi subìti».
LO SFOGO
«Dove eravate voi quando dovevo lavorare e avevo due bimbe piccole?», si chiede la mamma che è pronta a gesti eclatanti se quelle ragazzine, che sono tutta la sua vita, le verranno portate via. Dice chiaramente che quell’uomo, lo zio orco, non lo hanno più visto, perché i rapporti con quella famiglia sono terminati il giorno in cui lei ha scoperto gli abusi. «Io non mi drogo, non bevo, lavoro e basta - racconta - perché non sarei adeguata come madre? La mia casa non è adeguata? Che mi aiutino a trovarne una migliore, ma non è certo portandomi via le figlie». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino