ROVIGO - Ginecologa “sotto scorta” dopo le minacce di morte e di incendio dell’abitazione ricevute sui social a seguito della condanna al maxi-risarcimento...
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ORDINE DEI MEDICI
«L’Ordine dei Medici di Rovigo ha deciso di costituirsi parte civile nei confronti di coloro che hanno minacciato di morte e offeso pesantemente la collega», annuncia Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Rovigo. «Tuteliamo - spiega il dottor Noce - chi difende la nostra salute da offese, minacce, violenze fisiche: massima solidarietà dell’Ordine alla ginecologa. Forse non tutti sanno che la dottoressa ora è costretta a vivere con la scorta e con le forze dell’ordine a presidiarle la casa dopo le minacce».
Per Noce è intollerabile quanto avvenuto in televisione, anche sulle reti Rai, con diverse persone che hanno insultato pesantemente la ginecologa, al centro del caso della bambina di 10 anni nata tetraplegica dopo una manovra errata compiuta in sala parto dalla Di Bello assieme alla collega Paola Cisotto, ora in pensione.
«Non è possibile - protesta Noce - che anche sui canali della televisione di Stato venga dato del carnefice a un medico, che si porterà a vita l’esperienza dell’errore commesso. Ci costituiremo parte civile contro chi l’ha aggredita, direi quasi violentata mediaticamente».
AZIONE LEGALE
«Purtroppo anche questi sono frutti avvelenati dei social network - conclude il presidente dell’Ordine dei medici polesani - Abbiamo deciso di condannare le offese e le intimidazioni subite dalla Di Bello, ginecologa che tra l’altro ancora esercita la sua attività in ospedale a Rovigo. È stata linciata moralmente. Da qui la nostra decisione di agire in sede legale contro tutti gli autori materiali di calunnie, minacce e offese di vario tipo. Una sconfitta sul lavoro un medico se la porta dentro per tutta la vita, quindi basta già questo a far sentire male la nostra stimata collega».
IL PARERE
Intanto anche l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, Ivass, si pronuncia sul caso, della piccola Eleonora, riconoscendo la legittimità della richiesta di risarcimento immediato. «Non sussistono motivi per non procedere con immediatezza al pagamento della somma quantificata dal Tribunale e ogni differimento del pagamento o tentativo di riduzione della somma quantificata dal giudice - scrive l’Istituto al legale della famiglia Gavazzeni, Mario Cicchetti -, oltre a rappresentare una indebita inottemperanza alla sentenza dal giudice, si porrebbe in contrasto con i principi di correttezza e buona fede nella esecuzione del contratto di assicurazione» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino