Il virus non accenna a fermarsi: altri nove contagi registrati in Polesine

I tamponi hanno rivelato nove nuovi contagi in Polesine
ROVIGO Il virus avanza ancora fra Adige e Po: i nuovi contagi emersi ieri sono 9 e il totale arriva a 79. Un numero alto per il Polesine, basso se paragonato a quello di altre...

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ROVIGO Il virus avanza ancora fra Adige e Po: i nuovi contagi emersi ieri sono 9 e il totale arriva a 79. Un numero alto per il Polesine, basso se paragonato a quello di altre province, anche vicine. Passi avanti di un nemico invisibile e ancora sconosciuto che progredisce insieme a timori e domande irrisolte. Si cerca, comunque, di guardare quella parte del bicchiere non del tutto vuota, come il fatto che insieme ai nuovi casi, fra i quali uno grave, trasferito nel reparto di Terapia intensiva del San Luca, “hub provinciale Covid-19”, c’è anche il netto miglioramento di un paziente che era proprio in Terapia intensiva a Trecenta e che è stato staccato dai respiratori, e altri due ricoverati che sembrano in via di guarigione.


L’ANDAMENTO
«Il Veneto - spiega il direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella - ha un andamento che non è quello della Lombardia, partita un po’ di giorni prima nell’esplosione, ma se mettessimo le curve a confronto facendole partire insieme, l’andamento veneto è un po’ più dolce, un termine poco scientifico, ma che rende l’idea. Il dato di fatto è che l’infezione non accenna a fermarsi. La speranza è che la curva si addolcisca e si stabilizzi per poi iniziare la discesa. Anche la curva polesana dei contagi dal 22 di febbraio a oggi ha un andamento simile a quello del Veneto, ma nel nostro caso ancora più dolce. E restiamo sempre la provincia con minor numero di casi della regione. I nuovi casi, relativi a tamponi eseguiti da venerdì, sono 9».
I numeri di questi giorni «sono stati altalenanti anche per motivi tecnici. Negli ultimi giorni si è avuta un’impennata di casi di positività perché siamo ancora nella fase di quanto seminato dal virus prima delle disposizioni del 9 marzo sullo stare in casa. Il criterio territoriale ormai conta poco, perché il virus è dappertutto. Ed è questo il motivo per cui ripeto fino alla noia che è importante evitare i contatti non strettamente necessari, perché sono quelli che oggi portano ai casi di positività».

I NUOVI CASI
Dei nove nuovi pazienti, quattro erano già stati ricoverati fra venerdì e ieri. Uno di questi, l’anziano che proprio ieri è stato trasferito dalla Terapia intensiva di Rovigo, «era comunque nella stanza di isolamento per evitare rischi per altri pazienti», precisa Compostella, a quella di Trecenta. Gli altri tre, invece, fra i quali un medico in pensione che ha lavorato fino a poco tempo fa proprio nell’ospedale di Rovigo, si trovano nel reparto di Malattie infettive dove erano stati ricoverati per la presenza di sintomatologia sospetta. Gli altri due, fra l’altro, entrambi uomini, avevano fatto un viaggio all’estero, in zone esotiche: dopo il rientro, il 20, hanno manifestato sintomi e sono arrivati, secondo tutte le procedure, al ricovero e all’esecuzione del tampone, con il responso di positività arrivato ieri. Gli altri cinque casi, invece, sono tutti in isolamento domiciliare e fra questi, ben tre sono operatori sanitari. Due medici che lavorano all’ospedale di Legnago e che hanno eseguito lì il tampone, una il 20 e una il 21. Pur lavorando fuori provincia entrambe vivono qui, in un comune altopolesano e in uno mediopolesano. Così come è domiciliata a Rovigo un’infermiera che lavora a Trento. Tutte e tre erano già in isolamento.
«Sono la conferma - rimarca il dg dell’Ulss 5 - di come il personale sanitario sia tutto in prima linea, anche se tecnicamente la prima linea, quella che deve impedire l’invasione degli ospedali, è il Servizio di igiene e sanità pubblica, che lavora alacremente per ricreare tutte le linee dei contatti».

Gli altri casi sono entrambi due bassopolesani, uno asintomatico, rientrato da un viaggio, e uno con lievi sintomi, entrambi in isolamento domiciliare. A fronte di un quadro a tinte fosche, la buona notizia del paziente estubato: «Non significa che verrà dimesso - spiega Compostella - ma non ha più bisogno del ventilatore meccanico e questo è l’aspetto positivo. Non è guarito, ma l’abbiamo estubato perché ha superato la fase critica della grave insufficienza respiratoria: probabilmente verrà trasferito in Terapia semintensiva pneumologica, un reparto che non c’era e che sta dimostrando tutta l’utilità, con posti letto preziosissimi per la cura di persone affette da Covid e che manifestano insufficienza non grave, senza intasare la Terapia intensiva ed evitando contatti con pazienti non Covid. E proprio due pazienti positivi ricoverati in Terapia semintensiva pneumologica potrebbero essere in dimissione prossimi giorni, perché già asintomatici e con un primo tampone negativo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino