CAMPOSAMPIERO - Hanno partecipato assieme ad altre 200 persone alla commemorazione funebre della comunità camerunense al parco Fenice di Padova, poi hanno continuato a...
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LA CERIMONIA
Per quanto riguarda la cerimonia dello scorso 4 luglio, a Padova, l’Ulss è arrivata ad effettuare 130 tamponi. Sedici sono le persone positive (tutte in isolamento domiciliare), altri 50 tamponi verranno fatti oggi. Queste 180 persone non sono solo partecipanti ma anche loro contatti. Ulss, Comune e Fondazione “Fenice”, con la regia della Prefettura, stanno facendo il massimo sforzo per rintracciare più persone possibili della comunità camerunense, coinvolgendo in questa ricerca tutti i sindaci della provincia.
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IL CENTRO SERVIZI
Il clima che si respira al centro servizi Bonora di Camposampiero è molto pesante. Grande è la preoccupazione per lo sviluppo del contagio. Sono quattro i camerunensi (tre positivi e uno risultato negativo) che hanno partecipato alla cerimonia a Padova e hanno lavorato a stretto contatto con i colleghi e gli ospiti della struttura fino a venerdì 10 luglio, esattamente 6 giorni dopo la commemorazione. Il direttore Stefano Gallo è in costante contatto con il Consiglio di amministrazione guidato da Vittorio Casarin. Ieri Gallo ha portato alcuni tamponi effettuati al centro di microbiologia dell’università di Padova per velocizzare i tempi dei risultati.
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È lo stesso Gallo a raccontare gli ultimi giorni colmi di ansia: «Il primo caso si è manifestato venerdì 10 luglio alle 22.30. Oggi la procedura in vigore prevede che ogni 20 giorni tutti i lavoratori e gli ospiti si sottopongano al tampone. In un primo momento non immaginavamo l’origine del virus: domenica scorsa, però, una nostra operatrice si sente male accusando sintomi, febbre ed abbandona il posto di lavoro. Allora ci siamo allarmati e abbiamo capito che c’era un nesso per i contagi». I giorni successivi sono stati un incubo: viene scoperta la positività della donna che era andata dal medico di base Griggio per una visita, poi il giorno dopo un altro contagio. Immediatamente scattano tutte le procedure con lo stop alle visite dei parenti e l’impossibilità di accogliere nuovi ospiti. I quattro africani che hanno partecipato alla commemorazione, tre assunti tramite una cooperativa e un’altra persona in regola a tempo determinato, ora sono a casa. La disperazione è nelle parole di Stefano Gallo: «Dopo quattro mesi di lavoro disumano, dove ci siamo spesi al massimo per contenere il virus e il suo propagarsi tra i nostri ospiti proprio non meritavamo questa situazione - confessa desolatamente il segretario del centro servizi di Camposampiero -. Le aree interessate al raggio d’azione dei lavoratori positivi sono state circoscritte in maniera veloce. Solo alla fine della prossima settimana sapremo con esattezza quante persone si sono ammalate. Per ora i numeri sono contenuti ma per tanti giorni i lavoratori positivi hanno, inconsapevolmente, avuto a che fare con i nostri ospiti e collaboratori. Non ci diamo pace perché abbiamo la coscienza non a posto, ma di più. Non avevamo lasciato nulla al caso. Cosa possiamo fare noi se il comportamento esterno dei nostri lavoratori non è prudente?».
LE PRECAUZIONI
Le notizie del ritorno dei casi di contagio a Camposampiero ha spinto la coordinatrice della Casa Gialla, in via Cao del Mondo, che ospita 32 disabili dei comuni della zona, a chiudere nuovamente la Rsa ai visitatori: «Abbiamo scelto di frequentare parchi all’aperto come Onara e Ostiglia restando solo tra di noi e di evitare i contatti con i familiari. Non abbiamo mai avuto casi positivi ma abbiamo paura e, in sintonia con i famigliari degli ospiti, abbiamo deciso di rimanere solo tra di noi fino al prossimo 31 agosto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino