Emergenza contagi dall'estero, test a tappeto a serbi, bosniaci, kosovari e bengalesi

Il Comune di Pordenone vara l'operazione di test a tappeto
PORDENONE - Bangladesh, Serbia, Kosovo e Bosnia. A Pordenone inizia il tracciamento sistematico dei cittadini rientrati da questi paesi nell’ultimo mese. L’obiettivo...

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PORDENONE - Bangladesh, Serbia, Kosovo e Bosnia. A Pordenone inizia il tracciamento sistematico dei cittadini rientrati da questi paesi nell’ultimo mese. L’obiettivo è quello di contenere il cosiddetto contagio di ritorno, portato da persone entrate in contatto con il virus in zone del mondo nelle quali la carica e la pericolosità dell’infezione sono ancora elevate. L’operazione è stata avviata dall’assessorato diretto dal vicesindaco Eligio Grizzo: in campo ci sono servizi sociali e associazioni, soggetti incaricati di individuare anche gli “invisibili”, cioè le persone che non figurano nelle liste professionali della previdenza sociale. Il programma di tracciamento riguarda anche le badanti e prossimamente potrebbe essere esteso anche ai cittadini provenienti dall’Ucraina. Si tratta della più vasta operazione di prevenzione dopo quella che ha coinvolto - all’alba della fase due - il personale sanitario e assistenziale della provincia. 

IL METODO
Il Comune di Pordenone ha già redatto, in maniera riservata, una lista con i numeri e gli indirizzi dei cittadini bengalesi, serbi, kosovari e bosniaci residenti, ai quali indirizzare le specifiche informazioni e i volantini comportamentali. Il Comune ha schierato sia le associazioni che rappresentano queste comunità sul territorio che i servizi sociali. Per quanto riguarda le badanti, ad esempio, nelle abitazioni dove ci sia una collaboratrice domestica deve essere distribuito il volantino con le informazioni utili ad evitare contagi o comportamenti scorretti dal punto di vista sanitario. «A quel punto, se il cittadino è rientrato da Paesi a rischio - ha spiegato il vicesindaco Eligio Grizzo - ci sono due strade: la quarantena di 14 giorni oppure il tampone, e in quest’ultimo caso se ne occupa l’Azienda sanitaria. Solo dopo il tampone o la quarantena le collaboratrici potranno tornare al lavoro ed entrare a contatto con gli anziani che assistono». E qui si pone un altro problema: il periodo di isolamento, riporta sempre il Comune, è equiparabile alla malattia, che nel caso delle collaboratrici in regola dovrebbe essere corrisposta in forma economica. «Siamo preoccupati soprattutto dai rientri in provincia con i mezzi su gomma. Spesso i cittadini che tornano dall’estero non lo fanno in aereo, per questo abbiamo dato il via all’operazione di tracciamento». Durante l’incontro con la Regione, inoltre, è emerso il problema dei minori non accompagnati, provenienti da zone balcaniche e inseriti nelle strutture di accoglienza (Civiform e Sacra Famiglia) per i quali si raccomanda una particolare attenzione. Il Comune di Pordenone ha chiesto anche a tutti i sindaci dell’Ambito un incontro per informarli direttamente delle possibili azioni da intraprendere.
RACCORDO

L’operazione, quindi, non rimarrà limitata al Comune di Pordenone, ma sarà estesa a tutta la provincia. Riguarderà centinaia di persone rientrate dall’estero e i risultati dovranno essere immediatamente condivisi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino