VENEZIA - Una diffida al Comune perché la riva prospiciente il teatro Rossini e il sottoportico delle Muneghe siano vietati all'attracco, al carico e allo scarico: il...
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LA STORIA
Correva l'anno 1883, regnava re Umberto 1 e il Consiglio comunale di Venezia decise di creare una nuova via di comunicazione tra San Beneto e San Luca con l'allargamento del sotoportego delle Muneghe e la costruzione di una fondamenta tra il portico stesso e l'atrio esterno del teatro Rossini, con il rifacimento anche del ponte in pietra. Per dar corso al progetto il Comune acquistò - per 1700 lire - tre magazzini al pian terreno con la clausola per l'amministrazione pubblica, di destinare il fondo comprato ad uso pubblico (cioè per realizzare il portico) ma con l'obbligo di fare e mantenere tutte le opere necessarie alla stabilità e alla sicurezza dei fabbricati che c'erano sopra. Il problema è che pare che il Comune si sia dimenticato di quel vincolo. Per cui quella riva è diventata di fatto pubblica, con barche da trasporto che attraccano e sbattono frequentemente contro le mura. Per questo gli attuali proprietari, patrocinati dall'avvocato Giuliano Marchi, dopo un carteggio infinito con l'amministrazione rimasto inascoltato, hanno deciso di passare alle maniere forti.
Nel documento inviato al Comune ricordano che negli anni 60 il portico era utilizzato solo per il transito pedonale, perché sulla riva c'erano ringhiere in ferro. Dagli anni 70, scomparse le ringhiere, iniziò a essere usato come riva, al posto dell'attigua rivetta gradinata, dai barconi della spazzatura e dai trasportatori privati. Negli anni 80 i continui urti avevano danneggiato i davanzali e le inferriate delle finestre sul rio, al punto da costringere la proprietà a murare le finestre, riaperte solo nel 2007 dopo un restauro. Nell'83, a un secolo dal contratto originario, i proprietari inviarono al Comune una richiesta di intervento di protezione, senza risultati. Seguirono esposti, anche al difensore civico. Il Comune mise in campo misure poco risolutive, come parabordi mobili quasi subito distrutti e un bottazzo ormai divelto. Tanto che di recente è anche caduto un pluviale. Ma quel che preoccupa di più sono gli urti sui pilastri di sostegno dell'edificio, che gli abitanti temono possano cedere.
R.Vitt Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino