Addio alle risaie del Polesine. Calano ancora i terreni coltivati a riso nel Delta del Po

Addio alle risaie del Polesine
PORTO TOLLE (ROVIGO) - Il 2022 è stato l'annus horribilis dell'agricoltura in seguito alla tremenda siccità che ha colpito il Basso Polesine con tanto di...

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PORTO TOLLE (ROVIGO) - Il 2022 è stato l'annus horribilis dell'agricoltura in seguito alla tremenda siccità che ha colpito il Basso Polesine con tanto di risalita del cuneo salino e le conseguenze che ha portato con sé. Ecco che a seguito di questi fatti da una prima analisi di Confagricoltura Veneto risulta che siano calati i terreni coltivati a riso nel Delta del Po. La provincia di Rovigo insieme a quella di Verona, infatti, rappresenta il 90 per cento degli investimenti regionali nel pregiato cereale dove ai 2.100 ettari di coltivazioni nel territorio scaligero rispondono i 600 ettari polesani. Secondo alcuni dati riportati dall'associazione di categoria, però, a causa della carenza di piogge e delle alte temperature la produzione finale del 2022 si è attestata su 14.100 tonnellate di riso, con una perdita di quasi il 20 per cento di prodotto rispetto al 2021. Un calo a cui, fortunatamente per il comparto agricolo, ha risposto il prezzo che si è mantenuto su livelli superiori rispetto all'anno precedente con una media di 632,3 euro a tonnellata.


LE PROSPETTIVE
Il clima siccitoso che continua a perdurare, però, pare non promettere bene, soprattutto per l'area del Delta come evidenzia Antonio Bezzi, componente della sezione risicoltori di Confagricoltura Veneto nonchè presidente del Consorzio risicoltori polesani che conta una decina di grandi aziende di seminativi tra Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro. «La situazione è addirittura peggiore dell'anno scorso commenta Bezzi -. I bacini d'acqua, a cominciare da laghi e laghetti, hanno un livello molto basso e anche le riserve di neve in montagna non fanno ben sperare».
Il presidente continua poi la propria riflessione: «Arriviamo da un'annata disastrosa, con le risaie in asciutta, rimaste senza una goccia d'acqua per parecchie settimane. I risicoltori vicino al mare si sono ritrovati con le piante annerite e hanno detto addio al raccolto, perché la portata del fiume Po era talmente bassa che il mare è entrato e ha salato tutto. Nel 2022 la superficie coltivata a riso, in provincia di Rovigo, è diminuita del 11,3 per cento».


CALO PRODUTTIVO
Meditando sullo stato attuale dei fatti Bezzi fa la sua ipotesi: «Prevediamo anche per l'annata 2023 un ennesimo calo, perché in questa situazione di gravissima siccità molti agricoltori non se la sentono di spendere risorse senza la certezza di raccolto. Il dramma è che non sappiamo cosa seminare in alternativa, dato che senza la possibilità di irrigare anche il mais va in sofferenza, come si è visto l'estate scorsa».


Una preoccupazione questa per il comparto deltino che è condivisa anche da Filippo Sussi, presidente dei risicoltori di Confagricoltura Veneto: «Il 2022 è stato un anno difficile a causa dei problemi legati alla siccità. La carenza d'acqua e le temperature alte hanno condizionato pesantemente i raccolti. Nel Veronese sono stati riscontrati meno problemi di acqua, mentre nel Delta del Po le risaie si sono trovate completamente a secco per settimane, per la mancanza di piogge e con la risalita del cuneo salino. Ci auguriamo che per la prossima stagione si torni alla normalità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino