Dalla Sicilia a Cortina, morta per l'infezione: «Dovevano amputarle la gamba». Il pm chiede un anno per i 2 medici

Dalla Sicilia a Cortina, morta per l'infezione: «Dovevano amputarle la gamba». Il pm chiede un anno per i 2 medici
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«Quando mia madre è salita da Catania sapeva a che rischio andava incontro a Cortina. Sapeva che forse le avrebbero amputato la gamba. Perché poi non lo abbiano fatto non lo so». Francesco era al palazzo di giustizia di Belluno, ieri. A pochi passi, in aula, il legale del dottor Francesco Centofanti, 73enne, ex primario del Codivilla, spiegava perché non ci sarebbe responsabilità medica. Un carico emotivo pesante per un figlio che ha perso la madre 60enne.

Sono le fasi finali del processo per la morte di Angela Bauso: ieri è stato il giorno delle richieste del pubblico ministero e delle arringhe degli avvocati nel processo che vede imputato Centofanti e il suo collega Cosimo Salfi (avvocato Massimilano Xaiz), 60enne, dirigente medico di ortopedia e traumatologia al San Martino, entrambi alla sbarra con l'accusa di omicidio colposo. L'inchiesta penale è nata dopo la morte della paziente arrivata dalla Sicilia al Codivilla Putti di Cortina, nell'estate del 2013 con un'infezione ossea che non si è più fermata, spirò il 27 agosto 2013, dopo un vero calvario tra  Codivilla e Rianimazione di Belluno, passata anche attraverso un ricovero a Pieve di Cadore.
I figli della donna che sono parte civile nel processo, chiedono 1 milione 350 mila euro di risarcimento totale.
Al termine della sua requisitoria il pubblico ministero Sandra Rossi ha chiesto una condanna ad un anno di reclusione per i due imputati. Il legale di parte civile, Marcella Lo Giudice, ha spiegato come dalle consulenze sia stata: «Cristallizzata la colpa, per non aver amputato l'arto. L'amputazione era necessaria, i consulenti del pm lo hanno detto senza esitazione dicono che nel caso concreto la procedura conservativa non era andata a buon fine.
Nel corso dell'ultima udienza il legale del primario, l'avvocato Paolo Patelmo, ha anche sollevato una questione di legittimità costituzionale relativa all'assicurazione, oltre a chiedere l'assoluzione del suo assistito. Regolamento del tribunale (che chiude al pubblico alle 18) e conclusioni che hanno richiesto diverse ore di dibattito hanno costretto il magistrato Angela Feletto a rinviare per le repliche del pubblico ministero e quindi per la sentenza. Se ne riparlerà il 28 ottobre alle 14.

A seguire l'udienza ieri erano in aula i familiari della donna che dalle poltroncine del pubblico hanno ascoltato in silenzio i lavori. «Niente ci restituirà mia mamma - spiega Francesco - noi sappiamo che avrebbe fatto di tutto pur di star vicina a mio fratello gravemente malato e morto a venticinque anni. Avrebbe anche acconsentito all'amputazione se le veniva detto che non avrebbe avuto alcuna alternativa. Siamo una famiglia di operai. Abbiamo fiducia nella giustizia: non ci stupisce che sia stata chiesta la pena di un anno di reclusione».
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Il Gazzettino