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TREVISO La rinuncia alla cena di Natale e al veglione di Capodanno era ormai cosa scontata, ma la doccia fredda delle ulteriori restrizioni nel giorno di Natale, con il divieto di spostarsi dal proprio comune, è stata una doccia fredda per il mondo della ristorazione trevigiana. «Già abbiamo dovuto ridurre gli spazi per garantire i distanziamenti, se poi ci tolgono pure i clienti di altri comuni rischiano di saltare decine di prenotazioni» è lo sfogo condiviso di maestri della buona cucina. E c'è chi lancia l'idea di posticiparlo al 27 dicembre.
FUORI CITTA' La situazione si complica ancor di più nei piccoli comuni.
LE DISDETTE Le prime disdette stanno già cominciando ad arrivare. «Per noi sarà un Natale ridotto - spiega Ivan Camerotto del ristorante Da Domenico, a Lovadina -. Verranno a mangiare una trentina di affezionati da Spresiano, ma le altre prenotazioni le devo tutte cancellare. Si uniscono al coro di proteste Egidio Fior di Castelfranco e Celeste Tonon di Venegazzù: «Con i soli residenti non ce la facciamo». Le cose sembrano andare meglio in città. «Per fortuna le prenotazioni sono arrivate da chi abita in zona - spiega Giacomo Benvegnù de L'Incontro -. Spiace però per la cena dell'ultimo dell'anno: per chi veniva da fuori avevo organizzato anche la possibilità di pernottare in hotel. Sulla cena della vigilia avrei però un'idea: farla di pomeriggio, prima delle 18, per poi dedicarsi alle ultime ore di shopping o andare a messa. «Nei ristoranti non ci sono assembramenti - aggiunge Alfredo Sturlese di Toni da Spin -, bisognerebbe guardare piuttosto ad alcuni bar».
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