SAN VITO AL TAGLIAMENTO - C'è attesa, a San Vito al Tagliamento, per sapere se ci sarà la riapertura o meno delle indagini sulla scomparsa di Rossella...
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Bisognerà attendere ancora, dunque, per sapere se Izzo sarà processato per il sequestro della ragazza, che secondo quando da lui affermato, fu tenuta segregata e poi uccisa dalla stessa banda del massacro romano.
«Izzo sembrava molto lucido» - ricorda l'avvocato Antonio La Scala, legale di parte civile, presidente di Gens Nova, il quale ben ricorda il collegamento in videoconferenza con Izzo dal carcere di Viterbo.
«Izzo - specifica - ha ripetuto punto per punto quanto aveva detto nei due interrogatori precedenti, ha descritto lo stupro, anche in termini piuttosto crudi, affermando di non volere alcuno sconto di pena, ma di voler soltanto liberasi di un peso dalla coscienza. Mi è parso credibile, nella coerenza del racconto e nella dovizia di particolari con cui si è espresso».
Allo stato attuale degli 11 indagati chiamati in correità da Izzo, solo sei sono ancora in vita. Si tratta di una coppia di fratelli di Brescia, un tempo appartenenti al Movimento Sociale Destra Anni 70; di altri due ex militanti di estrema destra e di Gianni Guido, l'unico del trio del Circeo ad essere riuscito a strappare una condanna inferiore all'ergastolo. Tutti gli indagati negano quanto viene loro addebitato, ovvero di aver rapito, stuprato e ucciso Rossella Corazzin e di essersi poi disfatti del corpo. Se la Procura avrebbe voluto archiviare, Antonio La Scala, legale della zia e delle cugine di Rossella Corazzin, si è invece opposto, chiedendo l'imputazione coatta o, in seconda istanza, che vengano prorogate le indagini.
Questo quanto ha dichiarato, infine, Mara Corazzin, cugina di Rossella: «Non accetto che mi dicano che tutto verrà archiviato perché Izzo è un bugiardo. Sarà anche un bugiardo, ma se racconta fatti coerenti la Procura ha il dovere di verificare, al di là di ogni possibile pregiudizio». Dunque si cerca giustizia per questa ragazza, la cui scomparsa è avvenuta a Tai di Cadore, il 21 agosto 1975, ma che, a distanza di 44 anni, rimane più che mai una ferita aperta per la sua terra d'origine. Come dimostra il fatto che oltre 2 mila cittadini di San Vito hanno sottoscritto l'iniziativa promossa dal sindaco Antonio Di Bisceglie, ovvero la petizione, presentata alle Procure di Belluno e Perugia, per la riapertura delle indagini sulla scomparsa di Rossella. La decisione in merito al caso è attesa al massimo per le prossime settimane.
Emanuele Minca
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Il Gazzettino