SILEA - (r.o.) Mobbing e violenza sessuale sul posto di lavoro. Un caso Harvey Weinstein ante litteram. Una impiegata accusa il capo, ma lui nega. L'azienda fa muro in...
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Il top manager di un ipermercato dell'hinterland di Treviso inizialmente fa una corte delicata all'impiegata, vedova e madre di due figli. Lei, 40 anni, finge di non capire. Allora arriva la proposta sessuale esplicita. Lei dice no. E così la donna - spiega il suo legale - diventa bersaglio di battute indecenti e di mobbing. Mesi e mesi di angherie e lettere di richiamo: la donna, vittima di una crisi d'ansia, crolla in ufficio. Poi il ricovero in ospedale. Le denunce finiscono sul tavolo del pm Gabriella Cama. E li restano fino alla richiesta di archiviazione. Tutto sembra giocare contro l'impiegata, che da 11 anni lavorava in quell'ipermercato, e aveva appena sconfitto un tumore.
Ad agosto 2015 per due volte il capo entra nell'ufficio e - secondo la denuncia della donna - si struscia su di lei che urla e scappa. «Non succederà più», assicura l'azionista di riferimento della società, contattato dal legale. È solo una tregua. Alla 40enne - dice l'avvocato Domenin - viene negato il permesso per un visita dall'oncologo. Lei va in ufficio e si scopre sola. Tutti sono alla festa aziendale. Dopo le feste e si trova un'altra lettera di contestazioni sulla scrivania, una crisi respiratoria la fa svenire. Poi il ricovero. La malattia, il licenziamento e l'incubo della richiesta di archiviazione. Ma tra qualche giorno potrebbe esserci la svolta con la causa davanti al giudice del lavoro dove sfilerà il supertestimone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino