Bombe nella sede della Lega: «Atto ​di terrorismo ma andremo avanti»

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 «Un atto di terrorismo vero e proprio, che rimanda agli anni più bui della storia della nostra Repubblica. Chi ha piazzato quegli ordigni non si è fatto scrupoli non solo di colpire qualche leghista, ma anche le forze dell'ordine e i cittadini comuni».


IL FATTO Esplode bomba davanti alla sede della Lega: era una trappola Rivendicano gli anarchici Salvini: non ci fanno paura

Luca Zaia è legatissimo al K3, storica sede del Carroccio e qui, ad esempio, ha festeggiato tutti i suoi successi elettorali. Dunque sa bene che la scala dove erano state collocate le bombe, pur trovandosi sul retro dell'edificio, è utilizzata da diverse persone.


«Il K3 è un luogo aperto a tutti: spesso vengono cittadini, pensionati, studenti, non solo i militanti - conferma il presidente della Regione -. E il fabbricato non ospita solo la sede della Lega. Ci sono ad esempio gruppi di ragazzi  che si ritrovano per suonare. Solo per fortuna si è evitata una tragedia, ma per quelle scale poteva salire un bambino che accompagnava il fratello alle prove. Le modalità (con la prima esplosione, la rivendicazione, un secondo che avrebbe dovuto essere attivato chi era accorso sul posto, ndr) dimostrano la pericolosità e la deliberata violenza di questa operazione: gli autori non volevano solo fare un gesto dimostrativo, ma volevano ferire o uccidere».
LA CONDANNA
Un altro aspetto inquietante, per il governatore, è l'invito, da parte della sigla anarchica che ha rivendicato l'attentato, a moltiplicare simili azioni, anche ad opera di singoli soggetti. «Lo dico da persona sempre rispettosa del pensiero altrui e aperta al confronto: non ci possono essere giustificazioni, qui siamo al di fuori di ogni possibile dialettica democratica, questa è violenza pura e semplice. Peraltro nei confronti di un partito non violento, che conosce il rispetto della libertà: nelle nostre manifestazioni non spacchiamo vetrine, non incendiamo auto, non lanciamo sanpietrini». Il ringraziamento di Zaia va alle forze dell'ordine intervenute, con la piena fiducia «che la magistratura e gli inquirenti individuino al più presto i responsabili». L'appello a simpatizzanti, militanti e cittadini è, invece, a non abbassare la guardia e a non sottovalutare questi episodi, ma al tempo stesso a non lasciarsi condizionare: «Non ci fermeranno, continueremo come prima e più di prima».
PRUDENZA

Il giudizio è unanime da parte di tutti gli esponenti leghisti trevigiani. Alcuni giunti di persona al K3, come Gian Paolo Gobbo: «Dietro il cosiddetto anarchismo si nasconde di tutto e di più, perciò bisogna essere molto cauti con le definizioni. La preoccupazione è ovvia, ma siamo abituati da anni ad essere esposti: certamente siamo nell'occhio di qualcuno». Il segretario regionale del Carroccio, Gianantonio Da Re affida il suo commento ai social: «Ai lazzaroni che hanno rivendicato il gesto diciamo a gran voce: non ci fate paura!. Orgogliosi di essere leghisti!». Anche Stefano Marcon, bolla come vigliacco attacco l'accaduto: «Non ci fa alcuna paura - ribadisce il presidente della Provincia e sindaco di Castelfranco Veneto -, ma questo non toglie la preoccupazione di un segnale che non può essere sottovalutato nella sua sfida verso le istituzioni rappresentative della società».
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Il Gazzettino