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PADOVA - Scarsità di personale qualificato, che non si trova oppure ha deciso di cambiare radicalmente lavoro, timori per le conseguenze di eventuali restrizioni dovute alla quarta ondata del Coronavirus, persino problemi nel reperire un alloggio a chi è intenzionato a firmare il contratto di assunzione. Sono queste la principali criticità che, a quasi a due anni dallo scoppio della pandemia, albergatori e titolari di pubblici esercizi si trovano quotidianamente ad affrontare.
«Quali sono le figure professionali di cui abbiamo bisogno? Praticamente tutte – dichiara Marco Gottardo, direttore di Federalberghi Terme Euganee - Anche se abbiamo maggiore necessità di personale di cucina e sala. La questione non è solo quantitativa, ma anche qualitativa. Servono dipendenti professionalmente formati».
Il blocco degli spostamenti nei periodi di più forte recrudescenza della pandemia, con il conseguente azzeramento pressoché totale del comparto turistico-termale, ha spinto molti a fare le valigie e a cercarsi un altro impiego. Spesso del tutto diverso dal precedente. «Ora che la situazione, grazie alla campagna di vaccinazione, sta migliorando ci troviamo però con le stesse criticità, che penso permarranno a lungo».
«C’è poi il caso particolare di lavoratori che, nonostante tutto, sono disposti a venire nei nostri hotel da altre località turistiche ma per i quali è necessario un alloggio. E reperirlo in una zona come le Terme, con affitti piuttosto alti, non è semplice. Si tratta di una problematica che molti albergatori ci stanno segnalando».
«Ci siamo trovati nella situazione paradossale di avere molto lavoro e pochi lavoratori. Su un totale di circa 15mila impiegati nel settore, ne mancano, indicativamente, dai 1.500 ai 2.000 – esordisce Filippo Segato, segretario provinciale dell’Appe - Da quando, ad aprile, la situazione si è abbastanza normalizzata, i pubblici esercizi, dai bar ai ristoranti alle pizzerie, hanno conosciuto un incremento notevole dell’attività. Ma è venuto a mancare, per molti, il prezioso apporto di tutta una serie di mansioni intermedie, come aiuto-cuochi, aiuto-pizzaioli e camerieri. Per fare un esempio, una brigata di cucina di norma ha bisogno di un solo chef, ma si tratta di una figura professionale che è inquadrata contrattualmente in modo diverso. In questo periodo – continua Segato - molti gestori hanno assunto anche dei diciassettenni, come consente la legge ma con una procedura estremamente complicata, oppure studenti universitari che volevano arrotondare. Ma sarà molto difficile fare lo stesso per il periodo natalizio quando, Covid permettendo, aumenteranno le cene aziendali oppure i pranzi festivi. Né i ragazzi né gli studenti vorranno venire a lavorare, preferiranno di sicuro stare in famiglia oppure con gli amici».
Sul quadro generale incombe, inoltre, lo spettro di eventuali provvedimenti restrittivi se la quarta ondata andasse fuori controllo. «Il comparto della ristorazione sarebbe il primo ad essere colpito, come già accaduto in passato”, ricorda il responsabile dell’Appe. Il che potrebbe portare a nuovi abbandoni, in linea con quanto avvenuto nei mesi più duri del lockdown. Parecchi hanno trovato impiego nei supermercati, dove hanno la sicurezza data da un settore che non chiude mai, in quanto fornisce servizi essenziali, mentre il nostro è quello più a rischio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino