Bomba contro la macelleria per faccende di gelosia: cinque patteggiano, il "capo" è un imprenditore catanese

Nei guai sono finiti pure padre e figlia che custodivano un vero e proprio arsenale nella loro abitazione di Anguillara: pistole, fucili a pompa, caricatori, cartucce, fondine e carrelli otturatori

La macelleria Parton devastata dallo scoppio. Cinque patteggiano, uno chiede il giudizio
BAGNOLI DI SOPRA - In cinque hanno patteggiato per l'attentato alla macelleria di Andrea Parton e per l'arsenale rinvenuto nelle campagne di Anguillara. Uno solo...

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BAGNOLI DI SOPRA - In cinque hanno patteggiato per l'attentato alla macelleria di Andrea Parton e per l'arsenale rinvenuto nelle campagne di Anguillara. Uno solo ha chiesto di essere giudicato, ieri davanti al Gup Claudio Marassi, con il rito abbreviato. Si tratta di Antonio Nicola Zumbo di 53 anni. Per gli altri il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, ha accettato il patteggiamento.


Il giudice leggerà la sentenza il prossimo 12 di ottobre. Sono Maria Salvatore Allia di 53 anni residente a Padova (2 anni e 10 mesi), Gianluca Zanellato di 54 anni di Correzzola (2 anni), Galliano Masiero di 66 anni residente ad Anguillara Veneta (1 anno e 8 mesi), la figlia Manuela Masiero di 31 anni (2 anni) e infine il romeno di 30 anni Remus George Ciobanu di Bagnoli di Sopra (8 mesi). Le accuse spaziano dalla detenzione dell'ordigno esplosivo ai danneggiamenti all'esercizio commerciale, dal furto alla detenzione di armi, caricatori e munizioni, dalla ricettazione alle lesioni, dalla violenza privata al favoreggiamento.

LA DEFLAGRAZIONE
Dell'attentato alla macelleria, provocato da questioni di gelosia per una donna contesa, sono stati accusati Salvatore Maria Allia, catanese, da anni trapiantato a Bagnoli di Sopra e ora ai domiciliari per motivi di salute, quale mandante e coordinatore del raid dinamitardo, Gianluca Zanellato, autotrasportatore, e Nicola Antonio Zumbo, a lungo residente a Marcon, quali autori materiali.
Il terzetto ha confezionato un ordigno artigianale costituito da un tubo in plastica riempito di polvere esplosiva e da una miccia a lenta combustione. Nella notte tra il 13 ed il 14 giugno dello scorso anno lo hanno collocato e innescato a ridosso della macelleria di Parton, in piazza Martiri d'Ungheria.


Zanellato è stato accusato anche di ricettazione e detenzione illegale di armi da fuoco per aver rubato, tra l'11 e il 13 settembre 2021, dall'abitazione del suo datore di lavoro, a Correzzola, un fucile a pompa Hatsan calibro 12, una pistola HS Produkt calibro 40 Smith & Wesson, e una rivoltella Smith & Wesson calibro 357 magnum. L'autotrasportatore ha successivamente ricevuto da Manuela Masiero la stessa pistola HS Produkt: la consegna è avvenuta nei locali della Saver.Co., l'azienda di Allia con sede a Bagnoli.
Le identiche accuse di ricettazione e detenzione illegale di armi sono state contestate allo stesso Allia e a Zumbo e si riferiscono al 13 settembre dell'anno passato. Il catanese ha inoltre esploso in aria dei colpi di pistola e minacciato di morte alcuni dipendenti della sua ditta, accusandoli di ripetuti furti di cavi di rame. Ad avere la peggio era stato un cittadino romeno: l'8 ottobre 2021 Allia l'ha colpito alla testa.

GLI OGGETTI SCOMODI


In svariate occasioni, tra l'ottobre ed il dicembre 2021, Allia ha trasferito armi di ogni tipo dalla sede della Saver.Co. all'abitazione di Galliano e Manuela Masiero, padre e figlia ad Anguillara Veneta. A casa dei Masiero i carabinieri hanno trovato e sequestrato: una trentina di pezzi tra pistole, fucili a pompa, caricatori, cartucce, fondine e carrelli otturatori. Ciobanu invece è accusato di favoreggiamento per aver aiutato Allia ad eludere i controlli dei carabinieri alla Saver.Co. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino